Poco importa che la dottrina Sarkozy sia stata sbaragliata al vaglio di costituzionalità del Consiglio Costituzionale francese: in Europa continuano a fioccare le proposte per instillare fra i cittadini della rete e il loro fornitore di connettività un elemento di controllo e di sanzione. Ma i provider, che si ritengono meri trasportatori di bit, non sono disposti a collaborare con i detentori dei diritti e ad agire da boia nei confronti dei propri utenti.
Accade in Spagna . Il governo ha avviato le procedure di negoziazione fra industria dei contenuti e fornitori di connettività. Gli uni chiedevano che i provider recapitassero messaggi deterrenti, che disconnettessero i condivisori recidivi, che filtrassero le URL scomode, che imponessero agli abbonamenti un sovrapprezzo da redistribuire ai detentori dei diritti che vedessero le proprie opere rimbalzare nei circuiti del P2P. Richieste che i provider hanno fermamente respinto interrompendo le trattative. L’industria starebbe chiedendo troppo, ha denunciato ora il presidente dell’associazione di provider Redtel, starebbe chiedendo di introdurre misure deterrenti che potrebbero contenere la fame di contenuti degli utenti riversando sui provider l’onere di metterle in pratica .
Se è vero che la minaccia del controllo e delle disconnessioni ha un effetto sul consumo di cultura e intrattenimento mediato dal P2P, è altresì vero che i cittadini della rete sanno trovare altre strade e tornano a sfruttare il proprio abbonamento in breve tempo. In Svezia, dove si era riscontrato un restringimento del traffico in seguito all’approvazione della discussa legge che prescrive ai provider la data retention, i bit sono tornati a fluire , specchio non solo della fruizione dei contenuti legali . Ma i provider spagnoli chiedono che anche l’industria si adoperi per eradicare in maniera propositiva i problemi di cui dice di essere afflitta, che metta in atto delle offerte appetibili per il cittadino senza invitarlo a rinunciare a spremere il proprio abbonamento a Internet: “i fornitori di contenuti dovrebbero tenere un approccio più imprenditoriale – ha spiegato il presidente di Redtel – stanno difendendo un modello distributivo tradizionale e noi stiamo creando un nuovo modello di business”. L’ idea dei provider spagnoli è quella di sviluppare, con la mediazione delle istituzioni, un portale sul quale far convergere contenuti di ogni tipo.
Si tratta di una soluzione bifronte a cui aveva pensato anche la Francia, associare alle misure punitive delle offerte legali che sapessero solleticare l’interesse dei cittadini della rete e sospingerli lontano dai lidi delo sharing indiscriminato. È la stessa soluzione proposta da una commissione parlamentare olandese, che invita i provider a collaborare al contenimento dello sharing e i detentori dei diritti a sperimentare nuovi modelli.
Ma l’industria dei contenuti non sembra volersi reinventare. Anche in Irlanda i detentori dei diritti proseguono su strade già battute : IRMA, l’associazione locale che rappresenta l’industria della musica, aveva denunciato il maggiore provider irlandese, Eircom, accusato di allettare gli utenti con la promessa di sharing rapido e incontrollato. Il provider, in seguito alla richiesta di isolare a mezzo filtri i siti che fungessero da interfaccia allo scambio di contenuti fra pari, aveva capitolato . Ma le intimidazioni dell’industria, nel giro di pochi mesi, sono dilagate al resto dei fornitori di connettività . I provider avevano assicurato che avrebbero operato filtraggi e disconnessioni solo su ordine dell’autorità giudiziaria. I detentori dei diritti si sono ora rivolti ad un tribunale, così come nel caso di Eircom, denunciando BT Communications Ireland e UPC Communications Ireland per favoreggiamento alla violazione del diritto d’autore. Non è dato sapere se la risolutezza dei provider si ammorbidirà di fronte alla corte.
Mentre i detentori dei diritti continuano ad esercitare pressioni sui provider e sulle istituzioni affinché contribuiscano a individuare, smascherare e sanzionare i condivisori, si affollano coloro che dimostrano come la condivisione non rappresenti necessariamente un danno per l’industria dei contenuti. Non mancano gli studi in materia, non mancano detentori dei diritti che scelgono di affidare le proprie opere allo scorrere dei torrent: potrebbero indirizzarle verso platee di pubblico più vaste di quelle con cui si confronterebbero affidandosi ai meccanismi di distribuzione tradizionali.
Gaia Bottà