La Commissione Europea ha deciso di avviare formalmente un’indagine, per stabilire se alcuni paesi membri dell’Unione abbiano garantito aiuti di stato ad aziende multinazionali che operano sul loro territorio. Sotto accusa non ci sono i meccanismi di tassazione ridotta o semplificata, bensì la loro applicazione omogenea per tutti i contribuenti: se la UE ravvisasse un’applicazione mirata di certi sconti e facilitazioni, tale da garantire a un marchio o una categoria di imprese un vantaggio competitivo significativo , potrebbe decidere di applicare delle sanzioni.
Commission scrutinises aspects of corporate tax of Apple in Ireland, Starbucks in the NL, Fiat Finance & Trade in Lux http://t.co/hdgrLIPSyX
– Antoine Colombani (@ECspokesAntoine) June 11, 2014
Nel suo comunicato , la Commissione cita esplicitamente tre aziende coinvolte nelle indagini: Apple, Starbucks (la nota catena di caffetterie) e Fiat. Ciascuna delle tre fa affari in uno stato membro del mercato unico: Apple si muove in Irlanda, Fiat in Lussemburgo, Starbucks in Olanda, e ciascuna delle tre ha negoziato con lo stato che la ospita un accordo per il pagamento delle tasse secondo aliquote prestabilite. Quello che accade, in pratica, è che le aziende presentino una sorta di concordato preventivo al fisco locale, basato sui propri flussi di cassa e fatturato, e su quello si impegnino a versare una cifra nelle casse dello stato: questa cifra viene negoziata in virtù di un regime di tassazione agevolata, con un’aliquota stabilita caso per caso e che tendenzialmente favorisce il contribuente.
Tali pratiche, riconosciute dalla UE, non sono in discussione: sono previste dagli accordi comunitari e non costituiscono un problema, almeno non nel regime fiscale e regolamentare attuale. Il problema , l’oggetto delle indagini in corso, è se in alcuni casi queste “tax ruling” non abbiano costituito un indebito aiuto di stato alle aziende : se cioè una nazione abbia concesso benefici eccessivi a taluni contribuenti, causando una distorsione del mercato a danno di altre aziende. In questo senso la questione si riconduce alle polemiche che hanno infuriato in questi mesi: le multinazionali IT aggirano il fisco (in modo legale) e versano cifre molto basse in tasse, approfittando della loro natura transfrontaliera e immateriale, e di fatto causando un danno alla collettività in virtù del loro scarso contributo sociale.
Secondo la Commissione, le autorità fiscali di Irlanda, Olanda e Lussemburgo hanno fatto male i conti: sottostimando i profitti delle aziende hanno garantito loro vantaggi fiscali consistenti, e questo ha prodotto delle situazioni che rientrano nella definizione formale di “aiuto di stato” secondo le regole comunitarie. I dettagli sul procedimento sono ancora coperti dal segreto, e verranno resi pubblici solo quando saranno state chiariti alcuni aspetti specifici con le parti interessate: per ora si sa soltanto che Olanda e Irlanda sono state piuttosto disponibili a collaborare , e che nel primo caso ci sarebbe stata solo una stima imprecisa del fatturato a causare un errore sistematico nel computo delle tasse, mentre per quanto riguarda il Fisco di Dublino ci potrebbe essere stata l’intenzione di garantire la permanenza di Apple nell’isola concedendo benefici irrinunciabili. Nel caso di Cupertino, un’indagine analoga svolta lo scorso anno negli USA aveva concluso che la Mela non aveva infranto alcuna legge statunitense.
Il Lussemburgo ha invece risposto con maggiore inerzia alle richieste UE , fornendo solo in parte le informazioni richieste: per il Granducato è stata quindi aperta anche una specifica procedura di infrazione per la condotta tenuta. Per il resto, la Commissione non ha raggiunto conclusioni: nel caso in cui venisse accertato l’aiuto di stato si valuterà come eventualmente risolvere la questione. Di recente, infine, anche l’Italia ha avviato una indagine sul regime fiscale con cui Apple opera in Italia.
Luca Annunziata