L’ombudsman dell’Unione Europea, figura istituzionale di raccordo che accoglie le istanze dei cittadini per le istituzioni, P. Nikiforos Diamandouros ha criticato l’indagine che ha condotto l’Europa ad affibbiare una multa da 1,06 miliardi di euro a Intel.
Secondo Nikiforos le investigazioni avrebbero trascurato alcune testimonianze rilevanti, tra cui l’incontro avuto proprio dall’istituzione europea nell’agosto del 2006 con un manager Dell. La Commissione avrebbe inoltre mancato di registrare una chiamata avuto con Dell in cui si era discusso di alcuni fatti relativi al caso in esame.
Ciò nonostante, si tratterebbe esclusivamente di un episodio di “malamministrazione” che non avrebbe tuttavia recato danni al diritto di difesa di Intel, che ha comunque avuto tutte le possibilità per far valere la propria posizione. Solo nel caso in cui fosse dimostrato che durante gli avvenimenti non registrati siano state divulgate informazioni essenziali che avrebbero portato ad una sentenza diversa (e anche nel caso in cui tale mancanza fosse involontaria) sarebbe compromessa l’imparzialità della decisione.
La vicenda non ha naturalmente mancato di accendere la polemica: la Commissione critica le conclusioni a cui è giunto l’ombudsman, affermando che tutti i principi legali europei sono stati rispettati; Ian S. Forrester, avvocato Intel, usa le dichiarazioni per attaccare l’intero procedimento e chiedere un ribaltamento della decisione di primo grado. “L’episodio – afferma l’avvocato – mette in discussione l’intero sistema procedurale di investigazione usato dalla Commissione Europea”.
Claudio Tamburrino