Londra – L’industria discografica lo presenta come un grande balzo in avanti: è l’intesa per l’apertura di due nuovi modelli di licenza sulla distribuzione musicale in Europa, che potrebbe moltiplicare iniziative digitali e profitti per il settore.
Ne ha parlato l’organizzazione internazionale dei fonografici IFPI nei giorni scorsi: anziché dover ottenere autorizzazioni e accordi con le singole società di raccolta dei diritti d’autore, come la SIAE italiana, i fornitori di servizi potranno stringere intese con una sola di queste , coprendo al contempo i territori di tutte le altre società aderenti all’intesa. Questo può agevolare la creazione di nuovi servizi, auspicati dall’industria a caccia di nuovi profitti su Internet, e bypassare l’attuale farraginosità del sistema. In altre parole ogni società di raccolta potrà dare in licenza materiali che sono gestiti da altre società che aderiscono alle nuove licenze.
I due nuovi modelli di licenza riguardano in particolare servizi via Internet e via mobile , sia per quanto riguarda i nuovi repertori che per quanto già trasmesso o pubblicato. “Emittenti e servizi musicali online – specifica IFPI – potranno comunque continuare ad avvicinare le società discografiche direttamente per ottenere licenze”.
Non si tratta di lana caprina ma di dobloni: fino ad oggi i diritti su ogni territorio, in questo caso i paesi dell’area economica europea, andavano contrattati uno ad uno. Far cadere questo obbligo crea anche una inedita concorrenza tra le società di raccolta : potendosi rivolgere ad una qualsiasi delle aderenti, i fornitori di servizi ad hoc sceglieranno quella più capace di fornire servizi rapidi, completi ed efficienti. Questo, secondo IFPI, non spaventerà le società omologhe della SIAE, tanto che i fonografici si aspettano che nei mercati musicali più rilevanti non meno di 40 di quelle società firmeranno i nuovi modelli di licenza.
Va detto che da lungo tempo SIAE e omologhe in Europa cercano nuove strade alle licenze infraeuropee, anche per rispondere alle ingiunzioni della Commissione Europea su questo fronte. Una situazione che la proposta IFPI sembra sbloccare a monte.