Il Web Consortium si è dato una serie di regole ben definite in relazione all’accessibilità dei siti web, ma in Europa la standardizzazione andrebbe perseguita prima di tutto nella politica per poi rispecchiarsi nelle istituzioni in Rete. Lo sostiene Viviane Reding, Commissario Europeo per la società dell’informazione, in prima fila nel favorire lo sviluppo di Internet e di un mercato sempre più digitale, che proprio per la sua crescente imprescindibilità non può permettersi di lasciare indietro una fetta importante di cittadini europei disabili .
Reding snocciola cifre e cita per la prima volta un “European Disability Act”, una normativa da presentare ai paesi membri per obbligarli a darsi da fare sul fronte dell’accessibilità in Rete. “Non possiamo sopraggiungere a un Mercato Unico trascurando certe parti della nostra popolazione” dice il commissario, quantificando nel 15 per cento i netizen europei disabili che si trovano costretti ad avere a che fare con regole sull’accessibilità niente affatto armonizzate a livello comunitario.
“Dovremmo a mio avviso incoraggiare l’adozione estesa in tutta Europa dello standard web per l’accessibilità” sostiene il commissario citando espressamente le Web Content Accessibility Guidelines del W3C, “dovremmo farlo assieme e per gradi di modo che l’industria dei servizi online possa raggiungere economie di scala e gli utenti si trovino davanti a un framework affidabile”. E questo framework andrebbe ratificato proprio per mezzo del suddetto European Disability Act.
Già in precedenza oggetto di consultazioni pubbliche estese a tutti i cittadini comunitari, l’accessibilità è per Reding un tema centrale nell’ambito del più ampio dibattito sulla crescita del mercato digitale del Vecchio Continente, un e-boom che passa necessariamente per l’armonizzazione di norme, standard e mercati di pari passo a quanto l’Europa fa da decenni con l’economia del mondo reale.
“Ogni Stato Membro sta seguendo la sua strada particolare – si lamenta il commissario – E dobbiamo stabilire che è un fatto dispendioso per l’industria perché la costringe a conformarsi a un ampio spettro di standard nazionali frammentati. La cosa priva poi i disabili del livello di servizi coerente che si potrebbero aspettare altrimenti”.
L’armonizzazione dei protocolli e lo sviluppo di una vera cultura dell’accessibilità possono non essere obiettivi facile da raggiungere , come ben sa dall’altra parte dell’Atlantico chi ha a che fare con il portale del governo statunitense Recovery.gov , ma il Mercato Unico Europeo necessita di “regole più chiare” riguardanti ogni ambito della vita telematica delle persone, sia che si tratti di accedere ai siti istituzionali indipendentemente dal proprio grado di disabilità, sia che si tratti della possibilità di acquistare liberamente, da qualunque luogo d’Europa, beni digitali fruibili su qualsiasi piattaforma. Su entrambe i fronti la UE è decisa a dare risposte chiare in tempi relativamente brevi.
Alfonso Maruccia