Negli ultimi mesi martoriati dalla crisi sanitaria che ha colpito il pianeta intero è accaduto in più occasioni che qualcuno collegasse il coronavirus al 5G, alimentando teorie del complotto in alcune occasioni sfociate in atti vandalici contro le infrastrutture della connettività. Bisogna contrastare il fenomeno attraverso un’azione decisa e coordinata: oltre una dozzina di paesi del vecchio continente hanno risposto alla chiamata della Polonia che nel fine settimana ha invitato tutti gli stati membri a collaborare partendo da una considerazione.
È chiaro che stiamo assistendo a un incremento dell’attività dei movimenti anti-5G in tutta l’Unione Europea.
15 paesi europei contro la disinformazione sul 5G
L’Italia non è presente nell’elenco delle nazioni che hanno sottoscritto l’impegno, almeno per il momento. Ci sono invece Austria, Bulgaria, Croazia, Cipro, Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Portogallo, Repubblica Ceca e Slovacchia oltre alla già citata Polonia. Insieme hanno inviato una lettera a Margrethe Vestager (Commissario Europeo per la Concorrenza), Thierry Breton (Commissario Europeo per il Mercato Interno e i Servizi) e Vera Jourova (Responsabile le Politiche sui Valori e la Trasparenza). Questo un estratto in forma tradotta.
Bisogna allertare l’Unione Europea affinché venga adottato un approccio di sistema, proattivo e di lungo termine così da gestire le preoccupazioni a proposito del 5G e dei campi elettromagnetici. Noi, come stati membri, vogliamo contribuire a questa iniziativa continentale con la nostra esperienza e le buone pratiche.
Si invoca l’avvio di nuove ricerche scientifiche sul tema al fine di sgombrare definitivamente il campo da qualsiasi dubbio o timore sull’eventuale impatto delle reti 5G in termini di salute pubblica e viene chiesto di dare il via a campagne di comunicazione su vasta scala al fine di informare i cittadini europei non lasciandoli in balia delle teorie prive di alcun fondamento che troppo spesso rimbalzano sulle bacheche dei social.