Secondo un recente studio che ha preso in esame i problemi affrontati nella vita di tutti i giorni da ciechi ed ipovedenti, i siti delle istituzioni europee non risultano pienamente accessibili a queste categorie, anzi presentano diversi ostacoli insormontabili al loro interno. A dirlo è il rapporto di
EBU, European Blind Union , intitolato emblematicamente “Accesso negato”: in esso – che paradossalmente non è linkabile o consultabile online ma deve essere scaricato in formato word – tra le barriere architettoniche che impediscono l’accesso a coloro che hanno problemi di vista vengono elencate anche quelle digitali, a partire dai siti delle istituzioni europee.
In particolare, le pagine Web della Commissione europea e del Consiglio testate sono state giudicate rispettivamente “lontano dall’accessibilità” e “estremamente inaccessibili”. Non solo mancano in esse gli strumenti per permettere la navigazione alle persone cieche, ma non vengono neanche adottate le corrette codifiche necessarie a rendere disponibili i bottoni per l’avvio dei video; gli ipovedenti si trovano inoltre di fronte a diverse difficoltà dal momento che non in tutte le pagine viene rispettaatto il corretto contrasto testo-sfondo; un altro problema riguarda poi coloro che non possono utilizzare un mouse: molti link sono a comparsa e dunque non navigabili tramite tastiera, ed alcune pagine sono difficilmente navigabili a causa della divisione nelle diverse lingue dell’UE.
Tali problemi appaiono particolarmente gravi perché la Commissione stessa, nel 2011, promosse l'”EU Accessibility Act” che venne adottato l’anno seguente e che prevede tali accortezze per tutti i siti: nonostante i soliti buoni propositi e la ratifica da parte dell’UE della Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili risalga al 2010, da allora non vi sono state novità sul fronte accessibilità e a causa di tale mancanza di riguardo 30 milioni di europei non vedenti e ipovedenti si trovano dunque ancora davanti ostacoli digitali insormontabili.
Lo stesso problema, peraltro, riguarda anche l’Italia, dove la stessa problematica è stata sollevata recentemente dalla Federazione italiana per il superamento dell’handicap (FISH) che ha portato come esempio il sito della Camera dei Deputati: a dimostrazione del fatto che la normativa in materia, tra cui da ultima la Legge Stanca, è per il momento rimasta lettera morta.
Claudio Tamburrino