Secondo i dati dell’ ultimo rapporto Digital Agenda Scoreboard il 60 per cento degli italiani possiede competenze digitali basse o nulle .
Secondo il quadro fotografato dallo studio sulle competenze digitali commissionato dalla Commissione Europea gli italiani sono in grave ritardo nell’uso delle nuove tecnologie : il 50 per cento della popolazione non ha “capacità digitali sufficienti”, soprattutto in un contesto nel quale un numero crescente di professioni richiede un cosiddetto know-how digitale. E la percentuale scende solo al 50 per cento se si prende in considerazione esclusivamente le persone occupate.
Se il divario non venisse colmato, secondo la Commissione Europea, tra il 2015 ed il 2020 potrebbero esservi solo in Italia 180mila posti vacanti tra programmatori informatici, consulenti, per le imprese ed altri ruoli con una forte richiesta di abilità tecnica in campo informatico.
Anche se peggio dell’Italia fanno solo Romania e Grecia, non si tratta di un problema solo italiano: in media il 47 per cento della popolazione europea non ha competenze digitali sufficienti e in undici paesi come l’Italia la popolazione analfabeta digitale supera il cinquanta per cento (ci sono Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Croazia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Lituania e Grecia).
Certo, il problema è anche legato alla crisi economica che ha investito il continente: il 26 per cento delle famiglie senza banda larga ne fa proprio una questione di sostenibilità, mentre il 37 per cento imputa il ritardo alla mancanza di abilità tecniche, nel classico dilemma dell’uovo e della gallina che chiama in causa anche i servizi pubblici offerti online.
Come si spiega anche in un altro recente studio europeo, per quanto ci siano diversi servizi di eGov al momento in Europa, molti sono di difficile accesso e quindi la popolazione è ancora poco incentivata ad utilizzarli.
Secondo Neelie Kroes , invece, tali questioni sono indipendenti: “Abbiamo trovato una soluzione per quanto riguarda l’accesso a Internet. Ma persiste il ritardo nelle abilità digitali. A meno che non facciamo tutti uno sforzo, rischiamo l’emergere in Europa di una classe che da un punto di vista digitale è analfabeta”.
Le infrastrutture, d’altronde, come dimostra lo studio sull’avanzamento dell’Agenda digitale, a livello europeo sembrano esserci progressi: il 72 per cento della popolazione accede ad Internet regolarmente, la banda larga ha raggiunto il 97 per cento della popolazione, le reti NGN con almeno 30 Mbps in download il 62 per cento della popolazione (contro il 21 dell’Italia), l’LTE il 59 per cento (contro il 39 italiano) e solo il 20 per cento della popolazione non si è mai connesso.
Claudio Tamburrino