Il suo nome è European Payments Initiative, alle spalle ha brand importantissimi del mondo bancario, nel sangue ha ben poco DNA italiano e di fronte ha una grande scommessa: sfidare l’oligopolio USA del sistema dei pagamenti. Mission impossible? Forse, quasi. Tuttavia c’è ancora qualche mese per provarci, con un budget iniziale da 30 milioni con i quali provare ad escogitare un modo per cambiare gli equilibri nei pagamenti online e dare all’Europa la voce che merita.
European Payments Initiative
Il Financial Times ha riportato in auge questa sperimentazione che di fatto è attiva ormai da metà 2020, quando era chiaro come l’aumento delle attività di pagamento online stesse passando sempre di più attraverso canali quali PayPal, Mastercard, Visa, Google e Apple. Sono proprio questi i nomi nelle mire di Joachim Schmalzl, a capo dell’EPI e figura leader in questo tentativo cooperativo. La sensazione è però che dietro questo coraggio ci siano grandi nomi e piccole idee, una sorta di consociativismo bancario di mero interesse, ma senza una vera capacità di scardinare le posizioni di forza acquisite oltreoceano.
I nomi sono sicuramente altisonanti: Deutsche Bank, BBVA, BNP Paribas, Credit Agricole, KBC, ING, Santander, UniCredit e altre ancora, coalizzate nel medesimo tentativo e spalleggiate da un’Unione Europea che gradirebbe non poco la possibilità di saper controllate in territorio europeo le transazioni conseguite entro il perimetro del continente. Ad oggi non si sa nulla circa le possibili sperimentazioni future, ma da quanto emerso nel 2022 ci saranno nuove app di pagamento “made in Europe” e presumibilmente una battaglia sulle trattenute che dovrebbe andare a tutto vantaggio di consumatori ed esercenti.
In linea di massima, tuttavia, l’EPI sarà una sorta di acceleratore per le iniziative nazionali che puntano a scalare ad una dimensione continentale, così da favorire l’insorgere di sistemi di pagamento di successo su area europea e conquistare quote di mercato ai danni dei rivali USA. Per riuscire in questa impresa serviranno investimenti miliardari e quella fase potrà essere raggiunta se l’EPI dimostrerà unione di intenti e capacità di collaborazione tra i vari membri. In ballo c’è il controllo dei pagamenti entro i confini europei, con tutto quanto concernente trattenute, gestione dei dati e vantaggio concorrenziale. L’EPI è un progetto ambizioso, insomma, che l’UE non potrà che osservare con sommo interesse.
Sono quaranta le posizioni teoricamente aperte per cercare personale a supporto dei progetti EPI. Inutile cercare informazioni, però: le pagine relative restituiscono errore 404 poiché le pagine stesse risultano inesistenti.