Milano – Il modulo Schiaparelli della missione ESA ExoMars ha completato il distacco dalla sonda madre ed ora i due velivoli sono in viaggio affiancati pronti a entrare nell’orbita di Marte. Mentre però ExoMars Trace Gas Orbiter rimarrà in volo per completare la propria missione scientifica, Schiapparelli si dirigerà verso il suolo per portare a termine la sua missione: verificare il funzionamento di una serie di dispositivi di discesa, guida e ammartaggio che serviranno a portare sulla superficie del Pianeta Rosso il rover ExoMars che ESA si appresta a lanciare.
Il centro di controllo di Darmstadt, il luogo deputato al comando e controllo delle missioni dell’Agenzia Spaziale Europea, ha confermato che le procedure di distacco tra i due moduli è stato completato correttamente: Schiaparelli ora procederà completamente in automatico, senza che ulteriori correzioni di rotta o comandi possano essere impartiti da remoto , allo scopo di testare anche la sequenza di governo programmata da Terra prima del suo lancio. Vista l’enorme distanza che divide il nostro pianeta da Marte, le comunicazioni via radio risentono di un ritardo tale da rendere impossibile pilotare in modo efficace una sonda: per tale motivo è indispensabile che i velivoli possano fare tutto in autonomia.
Il compito di Schiaparelli è di testare dunque la procedura ma soprattutto gli elementi che compongono l’avionica della sonda: scudo termico, retro-razzi e paracadute che combinati dovrebbero rallentare decisamente la corsa della sonda fino quasi ad arrestarla in prossimità del suolo . Da Terra verranno monitorati i progressi lungo tutta la discesa: la speranza è che tutto funzioni correttamente, così da poter replicare la stessa combinazione per il rover ExoMars che dovrebbe ammartare nel 2020. Soprattutto è auspicabile che non si ripeta quanto accadde con Beagle 2: in quel caso la sonda sparì dagli schermi, sebbene in seguito alcune foto scattate dall’orbita abbiano accertato che la procedura di discesa si era conclusa con successo.
Mentre Schiaparelli scenderà verso Marte, ExoMars Trace Gas Orbiter resterà in orbita : come dice il nome stesso della sonda, il suo compito sarà di “annusare” la rarefatta atmosfera marziana in cerca di tracce di gas derivanti da potenziali cicli biologici presenti sul pianeta. In un certo senso il compito di TGO sarà di cercare, ancora una volta, la vita su Marte: presente o passata, se alcune specifiche sostanze venissero individuate costituirebbero la prova indiretta che qualche tipo di reazione chimica organica è sostenibile sul quarto pianeta del Sistema Solare.
Non si tratta comunque dell’unica news che arriva dallo spazio. Nelle scorse ore la Cina ha confermato l’avvenuto lancio dal proprio cosmodromo nel deserto del Gobi della missione Shenzhou-11 con a bordo due taikonauti : sono diretti alla stazione spaziale orbitante di Pechino, la Tiangong-2, dove attraccheranno tra il 18 e il 19 ottobre e dove resteranno per 30 giorni allo scopo di testare la funzionalità dei sistemi di supporto vitale, delle strumentazioni di bordo, e ovviamente ci sono anche un buon numero di esperimenti scientifici che sono stati preparati a terra dagli scienziati cinesi e che verranno condotti a bordo.
L’obiettivo, ambizioso, di Pechino è di procedere al test e alla produzione di un gran numero di moduli da integrare gradualmente allo scopo di costituire il proprio avamposto spaziale orbitante del tutto autarchico : anche in questo caso l’anno 2020 è quello fissato per il completamento della missione. La Cina ripone molte speranze nel suo programma spaziale, nel quale investe tanto sperando in un adeguato ritorno di immagine e ovviamente anche tecnologico.
Se andrà tutto bene, quindi, 30 giorni di permanenza in orbita costituiranno il primo passo verso questo ambizioso piano. Nel frattempo, però, NASA deve registrare invece un piccolo contrattempo per la sua missione Juno che è in orbita attorno a Giove : un paio di valvole del sistema di propulsione non rispondono correttamente ai comandi, e ciò potrebbe comportare un cambio di piano per l’altitudine a cui opererà la sonda e anche per la durata complessiva della missione. NASA ha a disposizione due finestre possibili di accensione, una mercoledì e la prossima l’11 dicembre: se non sarà possibile modificare l’orbita Juno dovrà cambiare il piano di volo, anche se non dovrebbe essere compromessa la missione scientifica.
Luca Annunziata