La soluzione di ripiego non è stata trovata, il conflitto pesa eccessivamente sui progetti spaziali e l’ESA si è trovata costretta ad annunciare il rinvio ufficiale della missione ExoMars. Che Marte fosse lontano – e forse una chimera per le generazioni attuali – era cosa nota (il primo rinvio era avvenuto per colpa del Coronavirus), ma che una guerra di odore novecentesco potesse pesare sui sogni di esplorazione del suolo marziano è qualcosa che fino a pochi mesi or sono non era probabilmente immaginabile.
Così, invece, è stato stabilito: l’invasione dell’Ucraina è stata identificata come la causa dei contrasti che hanno portato alle sanzioni contro la Russia ed in questo clima non è stato possibile approdare a decisioni di lancio immediate. La missione, inevitabilmente, vive quindi l’ennesimo posticipo.
ExoMars, spedizione rinviata
La decisione era nell’aria e la speranza era rimasta appesa all’assenza di ufficialità di qualcosa che si dava ormai per scontato. Tutto ha inizio dal “niet” di Roscosmos ai rapporti con l’Agenzia Spaziale Europea e con il conseguente ritiro del proprio personale dalla base della Guyana Francese. Ogni lancio, da quel momento, è stato sospeso e già quattro missioni sono state fermate (Galileo M10, Galileo M11, Euclid, EarthCare).
L’ESA sta valutando una serie di alternative ai vettori russi e presto sarà convocata una sessione straordinaria del Consiglio per presentare le nuove ipotesi di lancio ai Paesi membri (Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Svezia, Svizzera e il Regno Unito). Si fa largo l’ipotesi per cui una nuova finestra di lancio non possa essere trovata prima di almeno un biennio.
Ufficiale: @esa rinvia il lancio verso Marte del rover della missione #ExoMars, inizialmente previsto a settembre. Impossibile al momento la collaborazione con l'agenzia spaziale russa Roscosmos. Si cercherà di lanciare nel 2024
— Andrea Bettini (@andreabettini) March 17, 2022
L’ufficialità dell’annullamento è una nuova frattura tra Occidente e Russia, con la situazione che va a precipitare nello Spazio prima ancora che non sulla Terra. L’ESA ha spiegato che al momento la priorità è garantire operazioni sicure sulla ISS, ivi compresa “la sicurezza dell’equipaggio“: le minacce russe sulla Stazione Spaziale Internazionale sono state chiare, del resto, e l’ESA non può che immaginare soluzioni nuove ed immediate per evitare che le ritorsioni moscovite possano pesare sulle ambizioni che l’Occidente continua a nutrire nei confronti della ricerca spaziale.
Una cosa appare certa: comunque vada a finire in Ucraina, su Marte la Russia non ci arriverà insieme al resto del mondo. Se durante la guerra fredda la ricerca spaziale russa fu un punto di riferimento imprescindibile, ora le scelte di Putin la separano invece dal resto del mondo e cancellano le possibilità di vedere un nuovo Gagarin sui libri di storia. La sua celebre frase, del resto, suona oggi probabilmente strana con quel suo “CCCP” sulla tuta:
Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini