Il 2019 del gruppo è stato “sclerotico e gonfiato”, così l’ha definito Barry Diller, Presidente di Expedia. La società ha scelto di percorrere la strada dei tagli per lasciarsi alle spalle un 2019 etichettato come “deludente”, anzitutto intervenendo sulla propria forza lavoro: via circa 3.000 dipendenti, il 12% di quelli impiegati in tutto il mondo. In programma anche l’ottimizzazione di alcuni processi, la messa al bando di diverse iniziative e la riduzione dei contratti esterni.
Expedia: 2019 negativo, tagli in programma
Fondata nella seconda metà degli anni ’90 come divisione di Microsoft, la società è attiva nel mercato del turismo online e controlla oggi brand come HomeAway, Hotels.com, Orbitz, Travelocity e Vrbo. Questo un estratto dall’email circolata internamente nella giornata di ieri e firmata dai vertici.
… riconosciamo di aver inseguito la crescita in modo non sano e non equilibrato.
È stato per primo proprio lo stesso Diller a fare ammenda, già nei giorni scorsi in occasione di un suo intervento rivolto agli investitori, parlando di attività discutibili per quanto concerne l’etica del lavoro, puntando il dito anche contro i dipendenti imputando loro un atteggiamento “all life and no work” protratto per anni. Nel mese di dicembre il gruppo di Seattle ha visto uscire di scena il CEO Mark Okerstrom (dopo due anni alla guida) e il CFO Alan Pickerill.
A fine 2019 il numero di dipendenti Expedia nel mondo era 25.400, in crescita rispetto ai 24.500 di dodici mesi prima. A livello di risultati finanziari non sono comunque state registrate perdite: il gruppo ha prodotto entrate per 12 miliardi di dollari nell’ultimo anno, in positivo dell’8%, con profitti pari a 565 milioni di dollari.