È giunto il momento di fare soldi, o almeno qualche dollaro, con YouTube. La piattaforma di video sharing “owned by Google” ha deciso di allargare a tutti il revenue sharing , o comunque a tutti quelli che vorranno cercare qualche profitto per le proprie produzioni video.
Dopo neanche sei mesi di test , il programma che consente ai produttori di video di guadagnare dalla condivisione delle proprie opere è finalmente attivo a pieno ritmo. Il Partner Progam ha convinto, anzi è proprio piaciuto. Come sottolinea TechCrunch , se all’inizio il Beta testing aveva coinvolto solo 100 fortunati – praticamente i più noti -, adesso l’iscrizione è aperta a tutti.
Il modello di business è ben conosciuto nell’ambiente, grazie soprattutto alle avanguardie MetaCafe , Break e Revver . Ambienti nei quali una parte degli introiti generati dalla pubblicità contestuale viene condivisa con l’utente-produttore. Ambienti, però, che non godono che di una frazione della popolarità di YouTube.
Niente a che vedere con i progetti non profit di Web TV stile Democracy . Su YouTube si pensa ai soldi, e soprattutto alle casse di Google. Già perché, come aveva rilevato Hitwise lo scorso aprile, solo lo 0,16% delle visite alla piattaforma avvengono per condividere video autoprodotti. Insomma, un gruppetto di soliti noti potrà anche tirar su qualche dollaro, ma la maggior parte dovrà semplicemente sorbirsi la pubblicità.
YouTube non ha ancora comunicato quale sarà la quota di profitto per gli utenti, ma solo i requisiti minimi per aderire al programma. All’utente si chiede infatti di fornire una clip originale, compatibile con l’online streaming. Inoltre, i diritti del video e dell’audio devono essere tassativamente di proprietà dell’autore. Ultimo elemento: la residenza negli Stati Uniti o in Canada.
Ecco a cosa serviva esattamente il nuovo Google Video Units , che permette di rilanciare nel proprio spazio Web i contenuti video postati dagli utenti di YouTube. AdSense, la piattaforma di advertising di Google, sta diventando sempre più un blob capace di permeare ogni antro della web-sfera.
Dario d’Elia