Vi è mai successo di aprire il feed di un social e trovare inserzioni pubblicitarie incredibilmente coerenti con i vostri interessi, ma relative a prodotti o servizi di cui non avete mai fornito indicazione alla piattaforma? Magia dell’advertising online. O è il frutto di un’analisi accurata condotta sulla base di informazioni fornite dall’utente o in background opera un sistema incredibilmente più complesso e dalle dinamiche non esattamente trasparenti. Un report pubblicato da Gizmodo relativo alle pubblicità di Facebook sembra propendere per la seconda ipotesi.
Shadow Contact Information
Si definisce Shadow Contact Information un’informazione finita nel database della piattaforma e impiegata per calibrare a chi rivolgere in modo mirato le campagne pubblicitarie, senza che l’utente ne abbia consentito l’utilizzo a tale scopo o persino senza che abbia mai fornito il dato in questione. Alcuni esempi per meglio capire di cosa si sta parlando: il numero di telefono digitato per attivare l’autenticazione a due fattori (da qualche mese lo si può fare anche in altri modi) o per ricevere notifiche quando il login all’account viene effettuato da un nuovo dispositivo, l’indirizzo email personale e quelli dei propri contatti caricati al fine di trovare gli amici iscritti al social.
Queste informazioni, sebbene non accessibili pubblicamente, finiscono in una sorta di layer nascosto e possono essere sfruttate dagli inserzionisti al fine di raggiungere nuovo pubblico o di fidelizzare quello già acquisito.
Il test condotto da Gizmodo lo dimostra in modo diretto. L’autore dell’articolo (Kashmir Hill) è stato in grado di far sì che un contenuto sponsorizzato di Real Future comparisse sullo schermo di un ricercatore della Northeastern University (Alan Mislove) fornendo a Facebook il numero di telefono di linea fissa dell’ufficio di quest’ultimo. Un dato che Mislove non aveva mai indicato al social attraverso il proprio account. Sono trascorse solo alcune ore dall’input del numero alla visualizzazione della pubblicità. La spiegazione di quanto accaduto è racchiusa nella comunicazione mostrata dalla piattaforma stessa.
Una delle ragione per le quali stai vedendo questa inserzione è che Real Future ti ha aggiunto a una lista di persone che vuol raggiungere su Facebook. Sono stati in grado di raggiungerti perché fai parte dell’elenco dei clienti compilato da Real Future e dai suoi partner o perché hai fornito loro le informazioni del tuo contatto al di fuori di Facebook.
Custom Audience
Il gruppo di Zuckerberg chiama questa modalità di interazione tra inserzionisti e pubblico Custom Audience: l’azienda può caricare un proprio database contenente nomi, cognomi, email e numeri di telefono. Laddove poi viene individuato un match con gli iscritti alla piattaforma il banner è servito, anche se questi ultimi non hanno autorizzato Facebook a sfruttare tali dati a fini dell’advertising. In questa enorme mole di informazioni finiscono dunque quelle raccolte direttamente dalle interazioni sul social (post, commenti, applicazioni, test e così via), quelle caricate dagli utenti alla ricerca di nuovi amici (all’insaputa dei diretti interessati) e quelle rastrellate durante le campagne di marketing, anche offline, ad esempio con le tessere di fidelizzazione di negozi e supermercati.
Il controllo delle informazioni
Ad ogni modo, l’utente ha a disposizione uno strumento come quello delle Preferenze relative alle inserzioni per esercitare il controllo sul proprio account e su ciò che può o non può essere mostrato in termini di contenuti sponsorizzati. In particolare, la sezione “Inserzionisti che hanno aggiunto la propria lista dei contatti a Facebook” elenca quelli che “pubblicano inserzioni usando una lista di contatti che hanno caricato nella quale sono incluse le tue informazioni di contatto”. Basterà un click per nascondere le pubblicità di aziende e soggetti mostrati, ma purtroppo nulla si può fare affinché questi eliminino dal social i dati riguardanti il proprio profilo. Non è nemmeno possibile sapere con esattezza quali informazioni sono state caricate da terzi sul nostro conto.
Lasciamo stabilire ad altri se le pratiche qui descritte rientrino o meno nel diritto del social. Ciò che merita in ogni caso una riflessione è come la piattaforma impieghi informazioni fornite dall’utente ad uno scopo preciso per finalità del tutto differenti. Se ad esempio digito il mio numero di telefono per aumentare la sicurezza dell’account attivando l’autenticazione a due fattori, non mi aspetto che questa informazione venga impiegata in altro modo, finendo oltretutto per inficiare la tutela della privacy. Un maggiore livello di trasparenza e un più approfondito controllo sulle informazioni caricate da soggetti terzi sul nostro conto è quantomeno auspicabile.