Facebook continua a fare i conti con le conseguenze dello scandalo Cambridge Analytica (CA), società britannica che ha avuto accesso a decine di milioni di account di altrettanti utenti del social network senza prima chiedere il permesso ai diretti interessati. La parola d’ordine più in voga presso il management della corporation è ora “trasparenza”, ma gli scandali aumentano e le polemiche non sembrano avere fine.
Il numero di utenti coinvolti , da cui CA ha carpito informazioni personali senza autorizzazione, ha spiegato Facebook , sarebbe di 87 milioni e non i 50 milioni stimati inizialmente. Non bastasse questo, una “buona parte” degli oltre 2 miliardi di “amici” del network potrebbe essere stata esposta alla raccolta indiscriminata dei dati di profilo a causa di funzionalità fin qui abilitate di default.
La ricerca di Facebook permette infatti di scoprire i profili collegati alle e-mail o ai numeri telefonici, ha spiegato l’azienda, e “attori malevoli” avranno sicuramente approfittato della possibilità per rastrellare informazioni personali o, peggio ancora, violare account per mezzo dell’apposita funzionalità di recupero. Tutte queste “scorciatoie” sono state ora chiuse, anche se si trattava di opzioni molto usate dall’utenza.
Facebook si dice ora impegnata a stringere i cordoni dell’accesso ai dati grazie alla nuova policy e ai termini di servizio aggiornati per le app di terze parti, e il brutto quarto d’ora vissuto dall’azienda a causa di CA è stato sufficiente a suggerire un’adozione globale delle nuove regole sulla privacy europea ( GDPR ) anche in quei paesi dove le restrizioni all’accesso dei dati personali non sono così stringenti.
E mentre il management lavora per rifarsi una (impossibile) verginità , dalla cronaca arrivano nuove notizie che confermano la natura a dir poco problematica del business di Facebook: il social network aveva in programma di condividere i dati “anonimizzati” degli utenti con alcuni grandi ospedali statunitensi per verificarne l’utilità in ambito di cura del paziente, ma ora il programma è saltato. Cambridge Analytica, invece, avrebbe nel 2015 utilizzato un video di bassa propaganda anti-islamica per condizionare le elezioni presidenziali in Nigeria.
Alfonso Maruccia