Dentro il suo network si scambiano ogni giorno beni digitali per diverse decine di migliaia di dollari. Ma fino ad oggi Facebook non ci ha ricavato un centesimo. Ed è forse anche per questo che, secondo le anticipazioni della stampa statunitense, Zuckerberg e soci starebbero preparando un sistema di micropagamenti autonomo. In grado di ottimizzare i meccanismi di compravendita e, soprattutto, di garantire al social network una porzione dei guadagni.
Secondo quanto riportato dall’ezine statunitense VentureBeat , che cita fonti vicine all’azienda, la sperimentazione del servizio potrebbe cominciare già nelle prossime settimane. E nella prima fase, si legge, il testing dovrebbe essere condotto in forma circoscritta, con il coinvolgimento di un numero ridotto di sviluppatori e utenti. I dettagli del progetto non sono ancora noti. Quel che si sa però, è che il sistema consentirà agli utenti di scambiare denaro “reale” contro un’unità di cambio locale, successivamente impiegabile per acquisti e scambi all’interno del network.
I responsabili dell’azienda non hanno accettato di rilasciare dichiarazioni a proposito della vicenda. Tuttavia, diversi accadimenti recenti inducono a valutare come verosimili i rumors rimbalzati dalle pagine di VentureBeat . Fin dal 2007, anzitutto, Facebook aveva creato un proprio negozio online dedicato ai regali virtuali, suppellettili, animali ed altri gadget da scambiare e regalare tra utenti. Nei mesi passati, poi, l’attività di design in materia avrebbe subito una brusca accelerata, con il coinvolgimento nel progetto di alcune società specializzate in microtransazioni online quali Jambool e Twofish . Infine, proprio il mese scorso Facebook ha introdotto un sistema sperimentale di “crediti”, da utilizzare per esprimere apprezzamento rispetto alle attività o agli stati di altri utenti. I crediti vengono venduti in “pacchetti” da 100 unità all’interno del gift store della stessa Facebook, ed hanno un costo di un dollaro a pacchetto.
La creazione di un sistema di micropagamenti integrato costituirebbe il naturale completamento di tale percorso. Attualmente sono molteplici le modalità di pagamento – PayPal, Zong, Mobillcash per citare solo le principali – impiegabili per le transazioni all’interno del network. E, a fronte di tanta variegata offerta di moneta, sono gli stessi sviluppatori di gadget virtuali a chiedere una semplificazione del quadro.
Da questo punto di vista, il “dollaro Facebook” consentirebbe all’azienda di risolvere il problema dei developer , di facilitare ulteriormente il sistema di microtransazioni al proprio interno e di mantenere per sé una quota del ricavato.
Ma le conseguenze, suggerisce il Guardian , potrebbero essere anche di portata più ampia. Negli ultimi mesi, infatti, il mercato dei beni digitali è cresciuto in maniera considerevole , e si sono moltiplicati i tentativi di creare delle valute ponte in grado di tradurre il valore tra un ambiente digitale e l’altro. L’ipotesi ventilata dal Guardian è che Facebook, forte della propria base di utenti e riconoscibilità, possa diventare in futuro un candidato autorevole per tale ruolo di equivalente universale. Con sviluppi potenziali che appaiono oggi difficili persino da immaginare.
Giovanni Arata