C’è chi ha sottolineato come il founder di Wikileaks Julian Assange abbia forse guardato troppa TV, in particolare alcuni servizi satirici dell’ Onion News Network . Sarebbero stati addirittura gli alti vertici della Central Intelligence Agency (CIA) ad inventare Facebook, per realizzare un gigantesco database di dati personali ad uso e consumo delle autorità statunitensi.
Una visione apparentemente seguita da Assange, che ha proprio recentemente parlato del sito di Mark Zuckerberg come della più spaventosa macchina di spionaggio mai concepita nella storia umana . Bacheche e profili per intrappolare milioni e milioni di utenti, tenuti sotto controllo da parte dei federali a stelle e strisce. Per stanare dissidenti, identificare sospetti e quant’altro.
Ma gli alti rappresentanti di Facebook hanno rispedito i complimenti al mittente, sottolineando come il sito non si pieghi davanti ad eventuali pressioni governative. Solo un ordinanza firmata da un giudice potrebbe obbligare il social network a consegnare informazioni o dati personali . Per tutto il resto, c’è un apposito modulo da riempire (richieste legali) che verrà vagliato da un gruppo di esperti.
In sostanza, Facebook non farebbe altro che seguire le specifiche leggi nazionali, almeno quelle che investono l’obbligo di consegnare dati da parte di una determinata società. Allora, di cosa ha parlato Julian Assange? Di “interfacce integrate”, forse come quella adottata da Sprint , una sorta di tool automatico per avere accesso alle informazioni GPS degli utenti mobile .
Mauro Vecchio