Potrebbe esserci una correlazione tra l’impiego di Facebook e i risultati scolastici degli studenti universitari. A suggerirlo, i risultati di uno studio-pilota appena presentato negli Stati Uniti. Ma in molti si domandano quando finirà l’ondata sensazionalistica intorno ai social network.
Lo studio in questione è stato presentato pochi giorni fa da Aryn Karpinski e Adam Duberstein, due giovani ricercatori provenienti rispettivamente dalla Ohio State e dalla Ohio Dominican University, nel corso dell’incontro annuale della American Education Research Association , tenutosi a San Diego. Immediatamente dopo la presentazione, diverse testate hanno ripreso la notizia con titoli sensazionalistici come “Gli studenti che usano prendono voti più bassi”.
Tuttavia, osserva PcWorld , i toni effettivamente impiegati dagli autori della ricerca sono più cauti. “Non possiamo dire che l’uso di Facebook porti ad una diminuzione dei voti e delle ore di studio” ha dichiarato in particolare Karpinski. “Semplicemente, abbiamo trovato una correlazione tra i due insieme di fenomeni”.
A suggerire prudenza nell’individuazione di correlazioni dirette è anche la dimensione – circoscritta – dello studio. Karpinski e Duberstein, infatti, hanno monitorato in tutto 219 studenti, di cui 117 dottorandi e 102 non ancora laureati. Inoltre, continua Karpinski, “le evidenze da noi trovate potrebbero essere legate anche ad altri fattori, come ad esempio i tratti di personalità degli intervistati. È probabile, ad esempio, che in assenza di Facebook gli studenti intervistati troverebbero altri modi per non studiare, raggiungendo alla fine risultati analoghi”.
D’altra parte, gli autori si dicono sorpresi dalla contraddizione che esiste tra le affermazioni degli utenti interpellati – il 79% dei quali si dice certo che Facebook non impatti sui loro voti – e i dati raccolti, che documentano delle oggettive differenze di performance tra loro ed i loro colleghi meno “connessi”. In effetti, gli utenti Facebook monitorati riportano voti mediamente più bassi del 15% rispetto a quelli dei colleghi non connessi. Inoltre, i primi hanno una media di ore-studio che oscilla tra 1 e 5, contro le 11-15 dei secondi.
Alla fine, l’ipotesi suggerita dagli autori della ricerca è semplicemente che e potrebbe esserci una correlazione tra l’impiego del social network e i risultati scolastici. E si può discutere sull’interesse scientifico di una ipotesi siffatta.
Ma il punto, come viene fatto osservare da Mashable in un articolo su uno sfratto “causato” dallo stesso Facebook, è un altro. Storie come quella dei brutti voti da Facebook , o quelle sulla immoralità di Twitter , infatti, documentano soprattutto l’incapacità dei grandi media di trattare la vita nei social network per quello che è. Cioè, semplicemente, vita.
Giovanni Arata