A scriverla è stata Marne Levine, vicepresidente della divisione global public policy di Facebook. Una missiva di sette pagine, indirizzata all’attenzione dei due congressman statunitensi Edward J. Markey e Joe Barton. Una lettera certo delicata, in cui il colosso social è tornato a spiegarsi su alcune delle problematiche relative alla privacy dei suoi utenti.
I due membri del Congresso – attualmente co-presidenti del House of Representatives’ Privacy Caucus – non avevano affatto usato mezze misure con gli alti rappresentanti del sito in blu. Facebook avrebbe dovuto rispondere entro la fine del mese scorso ad alcuni spinosi interrogativi , principalmente legati alla possibile condivisione di indirizzi fisici e numeri di telefono di milioni di utenti.
A preoccupare Markey e Barton erano stati alcuni cambiamenti annunciati da Facebook alla metà dello scorso gennaio. Dati personali come quelli relativi agli indirizzi fisici e numeri di telefono sarebbero stati messi a disposizione delle più svariate applicazioni terze presenti sul social network . Informazioni dunque rese accessibili con le API dello User Graph Project del sito in blu.
L’annuncio aveva subito destato non poche polemiche, in primis da parte di alcuni esperti in sicurezza informatica. I dati degli utenti sarebbero potuti finire più facilmente tra le grinfie di app malintenzionate, soprattutto quelle gestite da truffatori e affini. I due congressman statunitensi avevano poi sottolineato come a rischio fossero in particolare i minori , dato il livello di condivisione troppo pericoloso.
Gli stessi vertici di Facebook avevano in seguito annunciato il congelamento delle nuove policy, apparentemente convinti da “utili feedback” inviati dall’esterno. Sul developer blog del sito in blu era stata dunque fatta chiarezza: le modifiche sarebbero state implementate solo a partire da un’effettiva consapevolezza da parte degli utenti . Un assunto più che ribadito nella missiva scritta da Marne Levine.
Pare infatti che Facebook sia ancora intenzionato ad implementare le modifiche annunciate, prevedendo un’apposita schermata che chieda agli utenti un esplicito permesso per la condivisione delle informazioni . Un principio molto semplice, almeno secondo la visione del social network : si potrà accettare lo sfruttamento da parte di terzi di indirizzi e numeri di telefono oppure no.
Un ragionamento troppo semplicistico, almeno secondo il parere dei due congressman . Facebook dovrebbe fare decisamente di più per evitare che il libro dei volti diventi un elenco del telefono a disposizione di terzi. La stessa Levine ha sottolineato come nessun minore di 13 anni possa attualmente iscriversi al sito . E un quattordicenne rimane anagraficamente un minore.
Mentre Facebook annuncia ulteriori tutele per i propri utenti, c’è chi suggerisce di proteggersi per conto proprio. Il consiglio più diffuso resta quello già espresso dagli esperti in sicurezza informatica: procedere con la rimozione di informazioni come quelle relative agli indirizzi e ai numeri di telefono.
Mauro Vecchio