Facebook denunciato per solitudine

Facebook denunciato per solitudine

Emigrante chiede 500mila dollari per i danni causati dalla cancellazione dell'account attraverso cui manteneva i contatti con familiari e amici sparsi nel mondo
Emigrante chiede 500mila dollari per i danni causati dalla cancellazione dell'account attraverso cui manteneva i contatti con familiari e amici sparsi nel mondo

Un uomo di Staten Island ha denunciato Facebook per aver cancellato il suo profilo: chiede il ripristino della pagina e 500mila dollari di danni morali .

Mustafa Fteja, 30enne originario del Montenegro ma da 17 anni negli Stati Uniti, prima di essere esiliato dal social network aveva 340 amici virtuali: proprio il suo status di emigrante avrebbe reso ancora più dura la rinuncia ai legami intessuti tramite il social network.
Facebook, infatti, ricopriva un ruolo chiave nella sua vita, era cioè diventato il mezzo con cui si manteneva in contato con la famiglia e gli amici lontani. E per questo l’uomo ha vissuto l’esclusione dal social network come un secondo confino: inoltre sul profilo teneva immagini e contenuti personali a cui adesso non può più accedere e alcuni suoi amici hanno pensato che avesse deliberatamente rotto i contatti, incrinando un rapporto di amicizia prima stabile. Praticamente l’ apocalisse digitale .

Il suo account è stato cancellato dal social network in seguito a ripetuti tentativi senza successo di fare login. L’uomo riferisce che non vi sarebbe alcuna giustificazione e a nulla sarebbero valsi i suoi tentativi per chiederne il ripristino contattando l’amministrazione: il social network non avrebbe fornito nessuna giustificazione, tanto da spingere l’uomo a parlare anche di razzismo per via della sua religione islamica.

Per questo, nonostante la richiesta di 500mila dollari, Fteja ha detto di agire non per i soldi ma “per la giustizia”. “Credo che ce ne sia, da qualche parte”, ha commentato tracciando un estremo accostamento tra Facebook e la mancanze di libertà e diritti subite sotto un regime comunista.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
31 gen 2011
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