Combattono per i dati degli utenti: alfieri del social networking si sfidano a colpi di cause legali per aggiudicarsi il diritto di mettere a frutto le informazioni messe a disposizione dai cittadini della rete. I protagonisti sono un Golia social come Facebook e un apparente Davide come Power.com .
Il gigante in questione è il social network più affollato al mondo e non ha gradito molto la presenza nel suo stesso territorio di una start-up nata in Brasile che ha iniziato ad operare come un portale da cui raggiungere i principali siti social attuali . L’aggregatore Power.com permette all’utente, attraverso un’interfaccia dedicata, di effettuare un login simultaneo ai network di cui è nodo, tra cui Twitter, MySpace e LinkedIn. E Facebook? No, Facebook no.
Alla fine di dicembre, il sito di Mark Zuckerberg aveva accusato Power.com di violazione del copyright, concorrenza sleale ed atti d’abuso, per proteggere la privacy e la sicurezza dei suoi utenti. Secondo i legali di Facebook, Power “usava i dati d’accesso senza autorizzazione, mostrando agli utenti materiale tutelato da copyright”, quello ospitato su gruppi e profili di Facebook. Il sito, che era da poco nato nella sua versione statunitense, era stato costretto di conseguenza ad eliminare Facebook dai suoi network .
Una brutta notizia per il CEO Steve Vachani che voleva fare del suo portale “il centro del mondo”. Il traffico in territorio statunitense non decollò, con soli 14mila contatti – stando ai dati di Compete – contro i 250mila dichiarati dalla stessa Power.com . Non appare strano, dunque, che sia recente una dichiarazione della stessa start-up brasiliana che ha puntato il dito contro il social network in blu: “Facebook ha guadagnato miliardi di dollari, causando irreparabili danni agli utenti, al business di Power e a tante altre aziende che sono state minacciate in modo simile”.
Non si è trattato di solo astio personale: Power.com ha depositato vari capi d’accusa nei confronti di Facebook presso un tribunale della California. In altre parole, un contrattacco che ha definito l’operato del social network come “concorrenza sleale”. “I dati non appartengono a Facebook – hanno scritto in un documento di 23 pagine – appartengono all’utente. Facebook sta cercando di evitare che Power dia agli utenti degli strumenti che permettano loro di controllare e detenere i propri dati”.
Al momento, solo qualche commento è uscito dalle labbra di Facebook che dovrà ora vedersela con il ritorno di Power.com . “Le accuse di Power non hanno una base – ha dichiarato il senior manager Barry Schnitt – le combatteremo vigorosamente, continuando a perseguire l’iniziale missione di proteggere i nostri utenti”.
Mauro Vecchio