Facebook dichiara guerra alla disinformazione

Facebook dichiara guerra alla disinformazione

Lo scorso 27 aprile il social network ha rilasciato un rapporto di 13 pagine nel quale illustra il suo piano per contrastare la diffusione e l'amplificazione delle notizie false
Lo scorso 27 aprile il social network ha rilasciato un rapporto di 13 pagine nel quale illustra il suo piano per contrastare la diffusione e l'amplificazione delle notizie false

Dopo mesi di accesa discussione sul ruolo di Facebook nelle elezioni americane, e da ultimo anche in quelle francesi, la società decide finalmente di prendere posizione. Lo fa con un rapporto di 13 pagine che contiene i dettagli di un complesso piano di quelle che Facebook chiama “Operazioni di informazione”. Il rapporto inquadra le campagne intentate da parte di forze organizzate per distorcere la pubblica discussione , giudicandole come le più deleterie attività su Facebook, peggiori dello spam e dei malware.

Il rapporto riguarda tutte le nuove misure che il gigante dei social network intende mettere in atto. Ciò che emerge è una strategia per combattere alla fonte la creazione di materiale falso e malizioso, unito al senso di responsabilità da parte di Facebook nei casi in cui gli utenti condividano ingenuamente questi link. Come descritto nel rapporto, quasi tutti gli elementi più importanti delle campagne di disinformazione sono al di fuori del controllo di Facebook e quando simili campagne si diffondono attraverso l’Europa non è semplice risolvere il problema, almeno non da parte della sola Facebook.

Il rapporto suddivide le “operazioni sull’informazione” in tre parti: raccolta dei dati, creazione dei contenuti, amplificazione dei contenuti stessi. Si ignora volutamente la creazione di contenuti da parte di siti di terze parti come CDLeaks, WikiLeaks o altri, generati da fughe di notizie dai giornalisti, poiché, si dice, Facebook non è strutturata per far fronte a questi fenomeni .

Alex Stamos, capo del settore sicurezza di Facebook ha dichiarato in un post, commentando la pubblicazione del rapporto: “Supportare le conversazioni autentiche sulla nostra piattaforma e contribuire alla creazione di comunità informate, e civilmente impegnate, sono cose importanti per noi. Ma sappiamo anche che alcuni gruppi e alcuni individui hanno tentato di fare un uso distorto di Facebook per diffondere disinformazione o manipolare le discussioni. Un nostro team dedicato lavora instancabilmente per la difesa da queste azioni. Dato il ruolo crescente che Facebook gioca nel promuovere la discussione e lo scambio di idee, cerchiamo di condividere quello che facciamo per contribuire ad assicurare che la nostra comunità resti un ambiente sicuro e sano per la comunicazione. Per ulteriori informazioni su quanto Facebook sta facendo contro la disinformazione si può leggere il white paper: Information Operations and Facebook”.

La mossa di Facebook potrebbe essere stata accelerata non solo dalle campagne di stampa sulle notizie bufala ma soprattutto da iniziative legislative nazionali in materia di diffusione di notizie false, come il disegno di legge presentato al Senato, che prevede “che i gestori dei siti siano tenuti ad effettuare un costante monitoraggio di quanto diffuso sulle proprie piattaforme Web, compresi i commenti degli utenti, con particolare riguardo a frasi offensive e a informazioni verso le quali viene manifestata un’attenzione diffusa e improvvisa”. Norme che prevedono sanzioni anche per gli amministratori dei social network, oltre che per gli utenti.

Riuscirà, con il suo piano, la società fondata da Mark Zuckerberg a fermare l’ondata di fake news e di commenti offensivi che la sta attraversando?

Pierluigi Sandonnini

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Pubblicato il
28 apr 2017
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