Sappiamo tutti che le risorse Internet davvero gratuite sono un’eccezione: siti, blog, servizi e quant’altro hanno un costo e il modo più semplice e “indolore” per coprirlo è attraverso la pubblicità. Molti utenti, però, contro il dilagare di pubblicità sempre più invadenti utilizzano degli adblocker , che riconoscono il codice degli advertisement e non ne permettono la visualizzazione. Facebook, però, ha deciso di porre un freno a questi servizi, e lo ha fatto utilizzando un approccio peculiare : non ne suggerisce la disinstallazione, ma rende il codice HTML delle pubblicità praticamente indistinguibile dal contenuto organico.
Per mediare l’effetto sull’utente, Facebook ha contemporaneamente introdotto alcune migliorie nelle opzioni dedicate alla scelta del tipo di pubblicità che possono essere mostrate durante la navigazione sul sito. Adesso l’utente può, ad esempio, vedere quali categorie di interessi sono associate al proprio profilo in base alle interazioni avute con Facebook e alla navigazione su siti esterni.
Ma anche se eliminassimo tutti gli interessi che Facebook ha puntigliosamente raccolto per noi, la pubblicità non sparirebbe di certo dalle pagine del social network. Semplicemente sarebbe meno “mirata”, meno pertinente rispetto ai nostri interessi. Più caotica, insomma, un ben magro guadagno. D’altronde è impensabile credere che Facebook possa eliminare la pubblicità dalle proprie pagine, visto che nel corso dell’ultimo trimestre questa gli ha fruttato circa 6,2 miliardi di dollari .
Prima di muoversi in tal senso, Facebook ha commissionato una ricerca ad Ipsoa per cercare di capire le ragioni che spingono 70 milioni di americani e circa 200 milioni di persone sparse in tutto il mondo ad utilizzare un adblocker per fermare la pubblicità presente sui siti. La ricerca, che ha coinvolto 2000 persone in sei differenti nazioni, ha fornito esiti interessanti, anche se prevedibili: il 69 per cento degli intervistati ha affermato di voler bloccare le pubblicità troppo invadenti , il 58 per cento usa un adblocker per eliminare le pubblicità che rallentano la navigazione e il 56 per cento degli intervistati ha detto di utilizzarlo per ragioni legate alla sicurezza o al rischio di cadere vittima di un malware.
A questo proposito, il vice presidente all’advertising di Facebook, Andrew Bosworth ha avuto modo di affermare che deve cambiare il modo con il quale vengono veicolate le pubblicità per evitare di oscurare i contenuti dei siti e rallentarli.
Fiore Perrone