Sono passate 24 ore circa dal down di Facebook che per oltre mezza giornata (a intermittenza) ha lasciato gli utenti del social network impossibilitati ad accedere alle proprie bacheche. Riscontrati problemi anche su Instagram, WhatsApp e Messenger ovvero su tutti i servizi gestiti dal colosso di Menlo Park. Oggi il gruppo interviene per fare chiarezza su cosa sia andato storto.
Facebook down, la colpa è di un server
Nessun attacco come qualcuno ha ipotizzato: si è trattato di un non meglio precisato errore relativo alla configurazione di un server, arrivato a impattare sull’attività degli iscritti in tutto il mondo. A renderlo noto è la stessa piattaforma, intervenuta con un breve comunicato attraverso il proprio profilo ufficiale, che riportiamo di seguito in forma tradotta.
Ieri, in conseguenza a un cambiamento nella configurazione di un server, molte persone hanno riscontrato problemi nell’accesso alle nostre applicazioni e ai nostri servizi. Abbiamo ora risolto l’intoppo e i nostri sistemi sono stati ripristinati. Ci dispiace molto per l’inconveniente e apprezziamo la pazienza di tutti voi.
Yesterday, as a result of a server configuration change, many people had trouble accessing our apps and services. We've now resolved the issues and our systems are recovering. We’re very sorry for the inconvenience and appreciate everyone’s patience.
— Meta (@Meta) March 14, 2019
Non è certo stata una giornata facile per Facebook: prima il down della piattaforma, poi la comparsa delle informazioni relative a un’indagine federale avviata negli Stati Uniti con l’obiettivo di far luce sugli accordi siglati dal social network con aziende di terze parti per lo sfruttamento e il trattamento dei dati personali degli utenti.
Per mantenere le promesse formulate di recente in merito alla creazione di un business maggiormente rispettoso della privacy, Mark Zuckerberg e i suoi avranno parecchio da lavorare. Dovranno impegnarsi non solo all’adozione di nuove soluzioni tecnologiche per la protezione delle informazioni, ma anche per recuperare una fiducia andata incrinandosi dall’esplosione dello scandalo Cambridge Analytica in poi. Ciò nonostante, va riconosciuto, il clamore suscitato dal blackout di ieri (durato oltre mezza giornata) testimonia quanto la community mondiale sia legata alla piattaforma.