Google e Facebook stanno iniziando ad introdurre degli automatismi per rimuovere senza bisogno di segnalazioni esterne o interventi di operatori umani i contenuti estremisti dai propri siti .
Si tratta ancora per il momento di indiscrezioni, ma quando a muoversi sul fronte video online sono le due principali piattaforme del settore non ci si possono che aspettare terremoti, o almeno scosse di assestamento: d’altra parte sia gli Stati Uniti con il Presidente Obama, sia la Francia nell’alba del post-Bataclan, hanno iniziato a far pressione sulle aziende ICT cercando la loro collaborazione più o meno volontaria nella lotta al terrorismo.
Bastano le indiscrezioni, insomma, a far parlare di grandi aziende ICT interessate come gli Stati a porre un freno alla propaganda violenta perpetrata attraverso gli strumenti che mettono liberamente a disposizione degli utenti.
Per Google e YouTube, d’altra parte, potrebbe anche essere una mossa avanzata come offerta di pace alle istituzioni: da un lato può effettivamente aiutare nello sconfiggere la macchina della comunicazione dei terroristi, dall’altro permette agli intermediari di rimanere tali, con un software che automaticamente svolge il compito di rimozione. In questo modo si rispetterebbe ancora il principio di non responsabilità degli intermediari in quanto non intervengono in senso editoriale o censorio sui contenuti che ospitano.
Inoltre, secondo le indiscrezioni, la soluzione non sarebbe che l’applicazione di tecnologie già adottate : Google e Facebook starebbero riadattando i sistemi originariamente sviluppati per identificare e rimuovere i contenuti protetti da copyright e che funzionano identificando le “impronte digitali” che vengono automaticamente assegnate ad un video specifico, permettendo in questo modo di rimuovere rapidamente tutti i contenuti già identificati e classificati ed impedendo di postare contenuti già rimossi , in quanto al momento dell’upload vengono confrontati con un database di video già segnalati.
Resta, naturalmente, il problema del comprendere cosa può essere definito “estremista”: termine che rischia di identificare un ampio spettro di contenuti che – se le indiscrezioni fossero confermate – verrà dettagliato dalla prassi delle aziende ICT.
Claudio Tamburrino