C’è chi ha sottolineato come si tratti di un ulteriore esempio dello sfruttamento illegittimo del famigerato Digital Millennium Copyright Act (DMCA). Di come certi usi impropri della legge statunitense a tutela del diritto d’autore possano trasformarsi facilmente in una violazione del Primo Emendamento della Costituzione a stelle e strisce.
A scatenare il corso degli eventi è stata una lettera con cui i responsabili dell’advertising della casa di produzione cinematografica Overture Films avevano chiesto agli alti gestori di Facebook di chiudere una particolare fan page poco prima apparsa tra i meandri dello stesso sito in blu.
La pagina non ufficiale conteneva, tra gli altri materiali, link al trailer del film Let Me In , versione statunitense del celebre titolo vampiresco Lasciami Entrare . Una ragione sufficiente per invocare i dettami del DMCA e ordinare la chiusura della pagina social. Peccato che i responsabili dell’agenzia pubblicitaria Mammoth volessero semplicemente dirottare i fan verso la pagina ufficiale del film prossimamente in uscita .
Decisamente contrariato dalla messa al bando imposta da Facebook, l’amministratore della pagina aveva deciso di ribattere. Secondo i principi del DMCA, qualora ad una contromisura da parte di un utente non segua entro 14 giorni lavorativi una concreta azione legale , il provider è di conseguenza in grado di ripristinare il contenuto cassato.
E Facebook aveva promesso all’amministratore di restituirgli la pagina, a meno di non ricevere documenti legali inviati entro due settimane da parte di Mammoth o di Overture Films . Documenti mai giunti ai responsabili del sito in blu. Che tuttavia pare essersela presa comoda a provvedere al ripristino dei contenuti, riapparsi soltanto un mese dopo.
Mauro Vecchio