Bella mossa, Facebook. In questa lotta senza quartiere contro la disinformazione, Facebook mette a segno un punto interessante dopo aver sbagliato il bersaglio più di una volta. La novità è relativa alle condivisioni relative a notizie riguardanti l’emergenza sanitaria in corso, tema pregnante delle discussioni online di queste settimane e sul quale si è già letto di tutto un po’ (con disinformazione spesso proveniente anche da fonti mainstream).
La novità sta nell’inversione di un meccanismo particolare come quello delle notifiche.
Le notifiche diventano monito
Per certi versi la disinformazione ha un meccanismo molto simile a quello di un agente patogeno e non a caso si contraddistingue per la sua forte “viralità“: attacca sensibilità più forti con difese culturali o senso critico più bassi, tende a propagarsi rapidamente e spesso non trova resistenze sul proprio percorso. Così come il distanziamento sociale sta spezzando le catene del contagio nella realtà, allo stesso modo Facebook tenta di spezzare le catene della disinformazione minando il meccanismo che ha arricchito l’esperienza sul social network in questi anni: le notifiche.
Ecco come meccanismo ideato: un sistema di debunking identifica le notizie fasulle e le archivia in un database. Quando il social network trova tali notizie condivise, le etichetta affinché vengano trattate in un modo alternativo rispetto ai post tradizionali. Quando si condivide una fake news, alla risposta di qualcuno non si viene proiettati sulla risposta stessa (ove si andrebbe a rinforzare l’effetto “echo chamber” di persone della stessa opinione che si confortano l’un l’altra, ma si viene redirezionati su pagine che esplicano la verità sulla notizia, palesandone le difformità rispetto alla realtà. Come a dire: invece di ricevere la carezza della conferma, ci si imbatte in uno schiaffo di realtà per tentare di svegliare il senso critico sulle notizie divulgate.
Funzionerà? Lo si scoprirà nel tempo, sulla base dell’analisi del social network sulle fonti della disinformazione (e sulla capacità del sistema di disinnescare il potenziale virale dei più convinti complottisti). Raramente questi meccanismi hanno sortito risultati apprezzabili, ma in questo caso la dinamica appare strutturata in modo intelligente: molto dipenderà dalla capacità di identificare i falsi e dal potenziale informativo/persuasivo della landing page alla quale si viene rimbalzati seguito di una notifica.
Il debunking italiano
Facebook ha messo a disposizione dei collaboratori nel debunking un “tesoretto” da 1 milione di dollari. Questo piccolo budget iniziale è stato suddiviso tra varie fonti che (una per nazione) applicheranno il proprio lavoro sulle fonti di informazione prevalenti nel proprio Paese. Oltre all’Italia, il progetto coinvolge Spagna, Bosnia, Grecia, Turchia, Montenegro, Lituania, Brasile, Colombia, Messico, India, Congo e Stati Uniti: non è chiaro il motivo di tali scelte, tenendo ad esempio paesi come Francia o Germania al di fuori del meccanismo di controllo, ma è presumibile che si tratti di sforzi coordinati con le pressioni delle autorità locali.
In Italia l’incarico è stato affidato a Pagella Politica, che tra le proprie collaborazioni in tema di fact-checking vanta anche nomi quali AGI e RAI.
Pagella politica è una Srls (società a responsabilità limitata semplificata) nata a fine 2013 da 10 soci: Pietro Curatolo, Daniele De Bernardin, Federica Fusi, Giorgio Gagnor, Amerigo Lombardi, Alexios Mantzarlis, Flavia Mi, Andrea Saviolo, Silvia Sommariva e Carlo Starace. Nessuno dei fondatori o dei membri dello staff fa parte di partiti e/o movimenti politici e non essere attivi in politica – in partiti, movimenti o gruppi di pressione – è uno dei requisiti fondamentali per lavorare o collaborare con Pagella Politica, verificato durante il processo di selezione dei candidati. Il nostro progetto non sostiene nessun candidato nelle elezioni politiche locali o nazionali, né prende posizione o promuove specifiche misure o posizioni politiche.
Sul sito è facile trovare un elenco allegorico di panzane che il sito smonta pezzo a pezzo, con un grande sforzo analitico che fa da controcanto alla superficiale leggerezza di chi scrive, inoltra e condivide notizie di tale caratura. “A occupare la casa della coppia di anziani morti per coronavirus non sono stati “degli immigrati”; “bere acqua ogni 15 minuti non spazzerà via il virus”; “Esselunga non regalerà a tutti un coupon da 500 euro”. Queste e altre volgarità, intrise di razzismo e superficialità (nonché un lungo elenco di bassi istinti), sono la causa di buona parte delle condivisioni di un piccolo – ma rumoroso – numero di utenti. E sono la fonte di un gran rumore di fondo di cui il social network e la sua ampia community farebbero volentieri a meno.