Mentre un giudice della California ha stabilito che Facebook non può essere accusata di aver violato la normativa nazionale in materia di privacy per aver raccolto tracce della navigazione degli utenti fuori dalla sua piattaforma, la questione del rispetto della riservatezza altrui da parte del social network, arrivato a quota 2 miliardi di utenti attivi al mese, è lungi dall’essere chiusa.
Il giudice del distretto federale di San Jose Edward Davila si è trovato a dirimere su una questione che era già stata contestata in Europa con esiti almeno concettualmente diversi: il social network era accusato di tracciare gli utenti anche quando non loggati sul suo sito Web, accedendo a dati non registrati sulla sua piattaforma ma raccogliendoli tramite pagine terze in cui erano presenti i suoi plugin e cookie .
Secondo il giudice distrettuale gli utenti avrebbero potuto impedire l’accesso a tali dati da parte del social network attraverso gli strumenti della navigazione privata e in ogni caso il fatto che il browser mandi in automatico informazioni a entrambe le parti (il sito navigato e Facebook in quanto detentore del plugin ivi ospitato) non può costituire una forma di intercettazione della comunicazione degli utenti.
Mentre per la normativa a stelle e strisce non si connota pertanto una violazione di privacy, su un caso simile le autorità francesi hanno aperto le loro investigazioni e in Belgio era stata condannata ; il social network si è salvato solo perché la Corte di Appello di Bruxelles, non entrando nel merito, si è limitata alla questione giurisdizionale e al fatto che una Corte belga non ha giurisdizione internazionale su Facebook Irlanda.
La questione non è dunque nuova e potrebbe tornare alla ribalta in Italia con l’esordio della funzione dell’app di Facebook per trovare i WiFi aperti: tale opzione “Trova WiFi” era in realtà stata introdotta negli Stati Uniti dal 2016 e solo di recente è arrivata anche oltreoceano.
Anche gli utenti italiani possono dunque trovarla ora tra le funzioni attivabili nel menu secondario di Facebook dell’app iOS o Android, nella sezione a destra dedicata alle app: essa mostrerà una lista o una serie di pin su una mappa degli esercizi commerciali (con relativi orari) e dei luoghi pubblici che offrono un punto d’accesso aperto. Solo sul posto sarà tuttavia possibile verificare se si tratti di accessi gratuiti, a pagamento o con condizioni specifiche di accesso.
Per quanto si tratti certamente di una funzione benvenuta dalle attività commerciali coinvolte, che potranno così valorizzare la propria offerta, e dalla maggior parte degli utenti desiderosi di restare sempre connessi, la questione che potrebbe sollevarsi è ancora una volta legata al fatto di come Facebook ottenga e conservi tali dati.
In questo senso domande specifiche se le sta ponendo l’autorità antitrust tedesca, che secondo alcune indiscrezioni starebbe considerando l’apertura di un’indagine nei confronti del social network in blu che attraverso la sua popolarità costringerebbe gli utenti ad accettare le sue condizioni d’uso : secondo tale impostazione, proprio perché così di successo, Facebook dovrebbe avere maggiori limiti nell’accedere ai dati degli utenti. Una tesi che se effettivamente sostenuta ed efficacemente portata avanti minerebbe alle basi il business stesso di Facebook.
Claudio Tamburrino