Tredici milioni di statunitensi non utilizzano o non conoscono le impostazioni sulla privacy di Facebook. Questo significa che messaggi, foto, commenti e interessi personali possono essere visualizzati da tutti . Il dato emerge dalla ricerca “State of the Net” condotta ogni anno da Consumer Reports. Lo studio ha coinvolto più di duemila famiglie statunitensi, delle quali 1.340 attive su Facebook.
Se da una parte è vero che “alcune persone condividono troppo”, come sostiene Consumer Reports, è anche vero che i tredici milioni di utenti che hanno il profilo pubblico rappresentano solo l’8,7 per cento dei 150 milioni di statunitensi registrati sul social network in blu. Tuttavia Consumer Reports accusa la creatura di Zuckerberg di non essere abbastanza chiara e di non spiegare ai propri utenti come proteggere le informazioni personali.
La ricerca mette in luce che 4,8 milioni di utenti hanno scritto su Facebook dove sarebbero andati in un determinato giorno, fattore che secondo Consumer Reports potrebbe potenzialmente attirare i ladri, mentre 4,7 milioni aveva cliccato “mi piace” su una pagina che riguardava la salute, rischiando di rivelare dettagli a eventuali assicuratori indiscreti (negli USA l’assistenza sanitaria è privata e a pagamento). Nel solo 2011, sette milioni di famiglie hanno avuto problemi di privacy (per esempio il furto dell’identità virtuale), con un incremento del 30 per cento rispetto al 2010. Ben 5,6 milioni di utenti hanno un’età inferiore ai 13 anni (questo significa che violano le regole di Facebook) e di questi ben 800mila sono stati vittime di azioni di bullismo tramite il social network.
Il 28 per cento degli intervistati ha rivelato di condividere le proprie informazioni anche con “gli amici degli amici”, creando, di fatto, una rete sterminata di visualizzatori e solo il 37 per cento ha dichiarato di usare le impostazioni sulla privacy delle applicazioni di Facebook.
Insomma, il social network in blu raccoglie più dati di quanto si possa immaginare . Facebook è infatti in grado di tenere sotto controllo anche chi non è registrato al sito: grazie ai cookie, se viene visitata una pagina Web in cui compare il famoso “mi piace” Facebook è in grado di captarlo, anche se non si clicca sul bottone blu.
C’è anche però chi si fa beffa del gigante dei social network: ben il 25 per cento degli intervistati ha affermato di aver falsificato le informazioni personali per proteggere la propria identità. Appena due anni fa erano il 10 per cento. Dimostrazione che se Facebook diventa più invasivo, i suoi utenti sanno come reagire.
Il dibatitto è aperto. Da una parte, gli esperti di privacy ritengono che il modello di business della creatura di Zuckerberg non sia propriamente corretto. “Facebook ha volutamente lavorato per indebolire il concetto di privacy sostenendo che tutti gli utenti vogliono condividere le proprie informazioni personali” ha dichiarato Jeff Chester, fondatore del Center for Digital Democracy , un’associazione dei consumatori. Dall’altra parte, c’è chi elogia le strategie del social network: “Tutto è pubblico sul mio account e non sono preoccupato per la privacy perché più condivido qualcosa che riguarda me e i miei hobby, più Facebook mi mostra contenuti che mi interessano” ha affermato il blogger Robert Scoble.
Alla luce della ricerca, il portavoce di Facebook ha risposto : “I nostri 900 milioni di utenti si sono volontariamente iscritti a Facebook perché forniamo loro gli strumenti per controllare la condivisione delle proprie informazioni ed esperienze. Come parte del nostro sforzo per responsabilizzare i consumatori, diamo sempre il benvenuto alle discussioni costruttive sulla privacy e sulla sicurezza online”.
Gabriella Tesoro