A muoversi per primi sono stati gli attivisti dell’ Electronic Privacy Information Center (EPIC), seguiti a ruota da altre importanti organizzazioni statunitensi a difesa della privacy di milioni di netizen. Un fronte unico contro i vertici di Facebook e il suo annunciato servizio di riconoscimento facciale , ormai al centro delle polemiche più accese.
Alla Federal Trade Commission (FTC) è stato dunque chiesto di ordinare la sospensione della nuova feature in blu, recentemente estesa da Facebook ai quattro angoli del suo vasto ecosistema social. Il riconoscimento automatico delle facce rappresenterebbe una sorta di schedatura biometrica degli utenti, effettuata a mezzo tag da milioni di profili del tutto inconsapevoli .
La stessa introduzione silente della feature – subito svelata dagli esperti in sicurezza informatica di Sophos – costituirebbe una pratica sleale nonché ingannevole, almeno secondo EPIC. I vertici del sito in blu si erano già scusati per il caos scatenato dal servizio, soprattutto per non aver comunicato agli utenti la sua attivazione ad un anno dal lancio negli Stati Uniti .
La piattaforma di Mark Zuckerberg si ritroverebbe dunque a controllare un gigantesco database biometrico, appunto basato sul riconoscimento dei volti. I vari gruppi per la privacy hanno inoltre sottolineato come inserzionisti e sviluppatori terzi di applicazioni potrebbero beneficiare in maniera selvaggia delle informazioni facciali sul sito in blu .
Ancora sulla difensiva il social network da quasi 600 milioni di amici: gli utenti potranno disabilitare con pochi, semplici passi il suggerimento automatico dei loro volti. Secondo un portavoce di Facebook, in pochi si sarebbero finora lamentati del servizio . In altre parole, un indice di alto gradimento da parte della stragrande maggioranza dei profili.
Mauro Vecchio