La lotta alla circolazione di notizie false, fuorvianti o tendenziose è uno dei punti fermi di Facebook nell’azione del social network finalizzata a contrastare disinformazione e misinformazione. Oggi il gruppo di Mark Zuckerberg annuncia il debutto di una nuova iniziativa che va a estendere il raggio d’azione della partnership siglata con decine di realtà a livello globale proprio a tale scopo.
Fact-checking su foto e video
Si parla di nuovi strumenti pensati al fine di effettuare il fact-checking non solo sugli articoli condivisi dagli utenti e dalle pagine presenti sulla piattaforma, ma anche su contenuti multimediali come foto e video che per la loro natura visuale si prestano particolarmente ad alterazioni spesso difficili da intercettare. Vengono messi a disposizione di un totale pari a 27 partner indipendenti certificati dall’International Fact-Checking Network.
Vale la pena sottolineare come, secondo Facebook, il fenomeno interessi maggiormente alcune aree e paesi del pianeta, come l’Indonesia, mentre negli Stati Uniti la misinformazione viene perpetrata soprattutto attraverso la diffusione degli articoli.
Oggi estendiamo il fact-checking delle foto e dei video ai nostri 27 partner attivi in 17 paesi di tutto il mondo (aggiungiamo periodicamente nuove collaborazioni). Questo ci aiuterà a identificare ancora più tipologie di misinformazione e di intervenire più rapidamente.
Un esempio concreto è fornito dagli screenshot allegati di seguito, che fanno riferimento a una falsa notizia secondo la quale la NASA avrebbe confermato che a causa di una tempesta solare la Terra sarebbe rimasta del tutto oscurata per diversi giorni.
Come funziona
La tecnologia è costituita da algoritmi di machine learning istruiti in modo da individuare e analizzare specifici segnali provenienti dalle bacheche dell’utenza così come i feedback degli iscritti e le interazioni ai post. Sulla base di questi dati Facebook sceglie i contenuti da sottoporre ai team che si occupano di fact-checking, che a loro volta attuano le pratiche più adatte a valutare la foto o il video in questione. L’analisi può avvenire attraverso tecniche come una ricerca inversa o lo studio dei metadati, per risalire alla fonte e stabilire la data di acquisizione. Giocano un ruolo importante anche l’esperienza maturata da ognuno dei partner nel mondo del giornalismo e la possibilità di chiedere se necessario una consulenza a esperti, istituzioni accademiche e agenzie governative.
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Il social network impiega inoltre un sistema OCR (Optical Character Recognition) al fine di estrarre il testo da immagini e video, così da velocizzarne il processo di revisione confrontandolo con titoli e abstract di articoli che trattano la stessa tematica o notizia. In cantiere anche algoritmi in grado di individuare se i file sono stati ritoccati o alterati.
Sulla base dell’esperienza acquisita finora, Facebook ha individuato tre specifiche categorie alle quali associare questi contenuti: manipolati o realizzati ad hoc con l’intento di ingannare, immagini o video autentici utilizzati fuori contesto e testo, audio o didascalie falsi.