Nessuna esplosione a Bangkok, salvo quella di una manciata di petardi, indirizzati ad un palazzo del governo da un manifestante solitario, nessun rischio per i cittadini. Eppure, il 26 dicembre Facebook ha innescato in Thailandia il suo Safety Check, soluzione per rintracciare conoscenti e notificare la propria sicurezza in momenti di crisi come catastrofi naturali o eventi antropici che creino situazioni di pericolo.
L’attivazione di Safety Check a Bangkok, data la capillarità con cui il social network innerva la società, ha naturalmente alimentato allarmi e apprensioni: amici in cerca di amici presumibilmente localizzati nell’area investita dal pericolo, cittadini chiamati a rispondere della propria incolumità quando la giornata sembrava scorrere tranquilla.
No need to panic, there was NO explosion in #Bangkok despite a Facebook safety Check being triggered. No need to mark yourself as safe. pic.twitter.com/bqzCFpO9K0
– Richard Barrow (@RichardBarrow) 27 dicembre 2016
L’unico allarme rilevato a Bangkok, invece, è stato quello diffuso da alcuni media locali, e rilanciato dai bot di alcuni aggregatori, che hanno ingigantito lo scoppio dei rumorosi petardi del manifestante in una grande “esplosione”. Anche ad una di queste fonti puntavano le notizie associate all’attivazione del Safety Check: il bangkokinformer.com , ora “offline per manutenzione” è un sito che si limita a ripubblicare notizie estratte da siti terzi , e che in questa occasione ha rispolverato un articolo della BBC risalente al 2015 , che raccontava del reale, tragico attentato presso il tempio di Erawan Shrine.
The “source” of the @Facebook Safety Check for Bangkok: A fake news site that scrapped stuff from elsewhere…! pic.twitter.com/i6Q2k8XBxP
– Saksith Saiyasombut (@SaksithCNA) 27 dicembre 2016
Il tempo di qualche rassicurazione, il tempo di ricollegare la notizia alla fonte originale, e l’allarme è subito rientrato fra coloro che si trovavano sul posto. Meno immediato è stato probabilmente il sospiro di sollievo di coloro che inutilmente tentavano di mettersi in contatto con conoscenti in zona ma irreperibili per i motivi più vari. Trascorsa un’ora dalla ricostruzione della fonte dell’allarme, Facebook ha disattivato Safety Check , del cui innesco per “l’esplosione presso Bangkok” rimane ancora traccia .
Il social network, da tempo nel polverone delle polemiche per il ruolo giocato nell’ecosistema dei media, spesso a favore di notizie false, non ha esplicitamente riconosciuto l’errore: “Come per tutte le attivazioni di Safety Check – ha dichiarato un portavoce – Facebook fa riferimento a terze parti fidate per confermare in un primo momento quello che è avvenuto e poi alla community, perché usi questo strumento e condivida notizie con amici e famiglia”.
Non una parola sul proprio ruolo nel procurato allarme: dopo il lancio di Safety Check nel 2014, e l’attivazione del servizio anche in occasione di eventi terroristici, era già accaduto che Facebook intervenisse a sproposito, attribuendo poi l’innesco del servizio ad un bug.
Non un dettaglio sulla responsabilità dei meccanismi , automatizzati o umani , in carico della selezione delle fonti, meccanismi di fact checking automatizzati e umani con cui Facebook auspica altresì di arginare le notizie false.
Gaia Bottà