Con l’esordio sul mercato pubblico dei titoli di Facebook si concretizza uno dei maggiori timori del suo CEO e fondatore Mark Zuckerberg, quella cioè di dover pubblicare tutti i dettagli finanziari della sua azienda : si tratta, si scopre ora nei dettagli, comunque di numeri che appaiono solidi e che denotano soprattutto un’enorme crescita.
Si scopre che solo tre anni fa il sito in blu era in perdita netta di 56 milioni di dollari con un fatturato inferiore ai 272 milioni, mentre il 2011 ha registrato introiti netti pari a 1 miliardo di dollari su un fatturato di 3,7 miliardi di dollari .
Insomma, a giudicare da questi numeri sembra proprio che Facebook arrivi tirata a lucido al momento di svolta della sua vita, l’esordio in Borsa. In condizioni migliori non lo poteva fare: il sistema remunerativo basato su forme pubblicitarie mai troppo invasive si è imposto senza compromettere il successo di pubblico, anzi vedendolo in costante crescita tanto da permettergli di raggiungere quota 845 milioni di utenti attivi ogni mese , con giornalmente 483 milioni di utenti attivi, 2,7 miliardi di commenti e Mi piace e 250 milioni di foto caricate.
Nel dettaglio, l’85 per cento del fatturato di Facebook viene oggi dall’advertising, cioè 3,2 miliardi di dollari: impressionante vista soprattutto la crisi economica che stanno attraversando Europa e Stati Uniti in primis e che solitamente ha come conseguenza la contrazione degli investimenti pubblicitari; il restante 25 per cento viene invece da forme di pagamento attraverso il social network, principalmente cioè Facebook Payment , il sistema di moneta virtuale che le fa rivendicare il 30 per cento su ogni transazione che avviene sulla sua piattaforma soprattutto per social-game come quelli di Zynga. Quest’ultima da questo punto di vista fa la parte del leone, arrivando a rappresentare il 12 per cento del fatturato di Facebook nel 2011: un totale di 445,3 milioni di dollari spesi in Farmville e compagnia.
Grandi numeri anche quelli che girano intorno ai suoi dirigenti: Mark Zuckerberg, oltre allo stipendio da quasi mezzo milione di dollari (ma destinato quest’anno ad aumentare a un milione), è arrivato con le spese aziendale a spendere nel 2011 1,5 milioni di dollari, di cui ben 692mila per voli su jet privati per lui, la sua famiglia e i suoi amici.
Sempre nell’anno appena conclusosi, il COO Sheryl Sandberg, partendo da uno stipendio di 300mila dollari, ha speso 30 milioni di dollari, il vicepresidente Mike Schroepfer altri 24,7 millioni.
Zuckerberg, inoltre, è il principale azionista con una quota del 28,2 per cento, che significa che in caso di raggiungimento dell’obiettivo di un valore di 100 miliardi di dollari di quotazione si ritroverebbe con un portafoglio azionario da 28 miliardi di dollari. Uno degli investitori iniziali, Accel, si ritrova con l’11,4 per cento delle azioni e il cofondatore Dustin Moskovitz con il 7,6 per cento.
Tra i detentori di quote ora milionarie risultano anche i parenti di Mark Zuckerber: il padre si è visto negli anni riconoscere quote pari a 2 milioni di dollari (giustificati per il supporto iniziale all’azienda), la sorella Randi ha invece guadagnato un totale di 357mila dollari per una serie di contributi legati soprattutto al marketing aziendale.
La bontà dei conti di Facebook, in ogni caso, è confermata dall’interessamento che le sue azioni hanno suscitato in investitori di peso come Morgan Stanley, J.P. Morgan e Goldman Sachs, e l’interesse è stato tale che il sito di SEC, l’organo che deve valutare l’IPO, non ha retto il traffico dei curiosi ed è finito momentaneamente offline. Questo, anche se l’obiettivo paventato di 10 miliardi di dollari provenienti dalla quotazione è stato “ridimensionato” ad appena 5 miliardi, come d’altronde era già successo a Google, LinkedIn, Groupon e Zynga che avevano rivisto al ribasso la propria IPO iniziale.
“Facebook non è stata originariamente creata per essere un’azienda quotata. È stata costruita per svolgere una funzione sociale, per rendere il mondo più aperto e connesso” ha scritto Zuckerberg nella sua lettera ai potenziali investitori. Per questo è ora importante che tutti capiscano con che spirito essa si approccia al nuovo passo: “La nostra società ha raggiunto un nuovo punto di non ritorno e Facebook aspira a costruire servizi per dare alle persone il potere di condividere e aiutarli ancora una volta a trasformare le nostre istituzioni e le nostre aziende”. Con l’occasione dell’esordio in borsa, insomma, Zuckerberg parla dell’obiettivo generale della sua azienda, quella che usando un onnipresente inglesismo viene spesso definita mission : “Crediamo che un mondo più aperto e connesso possa aiutare a creare un’economia più forte con aziende autentiche che forniscono prodotti e servizi migliori”.
Tutto questo, continua , è stato e continuerà ad essere realizzato “da hacker”: parola che cerca di scagionare dalla connotazione negativa che spesso assume, per riportarla all’originale significato associato alla curiosità, all’invenzione e all’esplorazione dei confini della conoscenza. Zuckerberg, infatti, proprio nel documento presentanto alla SEC parla di “Hacker way” (“modo hacker” o “maniera hacker”, ndr) come di un “approccio alla costruzione che prevede continui miglioramenti e interazioni: gli hacker pensano che tutto sia sempre migliorabile e niente è mai completo. Sentono il bisogno di aggiustare le cose, che spesso li porta a scontrarsi con chi dice che è impossibile o chi è soddisfatto dello status quo “.
Claudio Tamburrino