La notizia riguarda solo parzialmente coloro che hanno un proprio profilo Facebook, ma di certo sta creando scompiglio fra gli inserzionisti pubblicitari: per due anni, il colosso del social ha conteggiato in maniera inesatta il tempo medio di visione dei video da parte degli utenti, poiché non ha inserito nel calcolo statistico le visioni di durata inferiore a 3 secondi. Che sono invece moltissime, se si pensa a tutti i casi in cui gli utenti sbagliano a
selezionare un video o lo chiudono dopo i primi fotogrammi. La società lo ha reso noto scusandosi e affermando che il difetto è stato corretto già dallo scorso 25 agosto e la nuova metrica è disponibile nell’Ads Manager.
Facebook, nell’ammettere il proprio errore, ha spiegato che “In precedenza abbiamo definito la durata media di visione dei video come il tempo totale speso nel guardare un video, diviso il numero totale di persone che hanno riprodotto il video. Erroneamente abbiamo calcolato questa durata dividendola solo per il numero di persone che avevano visto un video per oltre tre secondi”.
La notizia è motivo di imbarazzo per Facebook, che negli ultimi anni sta promuovendo la crescita del consumo di video mediante la propria piattaforma. A causa degli errori di calcolo, gli inserzionisti potrebbero avere interpretato scorrettamente la performance della pubblicità video acquistata negli ultimi due anni. Va considerato anche l’impatto sugli investimenti in campagne video su Facebook rispetto ad altre aziende che offrono servizi simili, come YouTube, Twitter o i network televisivi.
Secondo l’agenzia Publicis Media , ripresa dal Wall Street Journal , il metodo di calcolo falsato adottato da Facebook avrebbe sovrastimato fra il 60 e l’80 per cento il tempo medio di visione. Un motivo in più, secondo l’agenzia, che conferma “l’assoluta necessità di coinvolgere terze parti nelle verifiche sulla piattaforma Facebook”. Due anni di dati gonfiati, sottolinea Publicis Media , “sono inaccettabili”.
Dopo il mea culpa, il social network chiarisce come si è corsi ai ripari: “Abbiamo ridefinito la nuova metrica. Tempo medio di visione di video: il tempo totale di visione dei video, diviso il numero totale di video riprodotti”. Si spiega che ora il metodo “comprende le riproduzioni che iniziano automaticamente e quelle per le quali c’è bisogno di un click e sostituisce la metrica del tempo medio di durata di visione di video”. La percentuale di visione di video “indica la percentuale di video che qualcuno guarda per sessione, fra una media di tutte le sessioni dei video riprodotte automaticamente o per le quali è necessario un click. Sostituisce la percentuale media di video visti”.
Infine, le immancabili scuse: “Ci scusiamo per l’inconveniente e speriamo che queste nuove metriche, in aggiunta ad altre metriche video disponibili, aiutino a valutare meglio le performance pubblicitarie. In ogni caso, ciò non influenza la fatturazione della pubblicità”.
Pierluigi Sandonnini