Facebook ha raggiunto un accordo in base al quale devolverà in beneficenza 10 milioni di dollari per chiudere un caso che la vedeva sul banco degli imputati per il suo adversiting.
Il sito in blu era accusato di violazione dei diritti dei propri utenti relativi al loro controllo sui propri dati , nomi, fotografie caricate e “I Like”.
In particolare, la denuncia puntava il dito contro il nuovo servizio pubblicitario Sponsored Stories che utilizzerebbe i Like e i dati degli utenti senza retribuirli e senza dare la possibilità di fare l’opt-out: d’altronde si tratta di una particolare forma di advertising sperimentata dal social network in blu attraverso cui check-in e aggiornamenti di stato degli utenti sono impiegati in messaggi pubblicitari.
La denuncia cercava lo status di class action e il giudice Lucy Koh, cui era stato sottoposto, aveva riconosciuto i possibili danni economici che l’impiego da parte di Facebook di nomi, fotografie e preferenze avrebbe potuto provocare agli utenti, nonché i possibili imbarazzi generati dall’eventuale collegamento tra un argomento delicato (magari nominato per scherzo nel proprio status) e il proprio nome e volto.
Il caso è stato risolto a maggio, ma reso pubblico solo ora con la divulgazione dell’accordo raggiunto tra le parti. Facebook ha così archiviato un fronte potenzialmente conflittuale e si può concentrare sulle questioni sospese: per la prima volta ha ammesso che qualcosa è andato storto nell’IPO e che quel qualcosa ha a che fare con Nasdaq, il cui sistema, com’è noto, ha avuto problemi proprio in concomitanza con il suo esordio in Borsa.
Claudio Tamburrino