Facebook sarà anche il social network più popolare del web, ma di certo non è stato il primo ad apparire sulle scene delle relazioni online né ha inventato qualcosa di straordinariamente nuovo. Eppure, in molti non esitano ad attaccare Facebook per vie legali, accusandolo di aver rubato questa o quella idea. Un altro caso di patent trolling sembra emergere nel momento in cui un’azienda statunitense ha avviato una causa contro il sito in blu, che sarebbe reo di aver violato un vecchio brevetto relativo alla creazione di pagine personali online .
Protagonista della vicenda, Tele-Publishing Inc. , divisione della Phoenix Media/Communications , azienda che fornisce pubblicità a circa 200 tra quotidiani ed emittenti statunitensi. In data 26 giugno 2001, la società avrebbe depositato presso lo US Patent and Trademark Office il brevetto numero 6,253,216, relativo ad un algoritmo di sviluppo e condivisione di pagine personali . In altre parole, un template per costruire un profilo personale, per condividerlo con altri utenti di un network.
L’azienda si è dunque industriata nel descrivere un’idea che Facebook avrebbe messo a frutto a partire dal 2004, senza considerare un’eventualità: a violare il suddetto brevetto potrebbe essere stato mezzo mondo del web sociale. Tele-Publishing non ha poi specificato l’entità esatta dei danni subiti nel tempo e imputati a Facebook.
Peter Kadzis, executive director di Phoenix Media, ha spiegato che la causa era in cantiere da qualche anno, rispondendo prontamente alle critiche che sono piovute sul caso. “Facebook utilizza un’idea che è stata da noi sviluppata anni fa, cioè che si può coniugare la massima flessibilità di scelta con il livello più alto di privacy sui dati personali – ha dichiarato Kadzis – Questa non è una causa frivola”. Più dura una risposta di un portavoce di Facebook: “Queste accuse sono senza alcun valore e le combatteremo in modo fermo”.
Mauro Vecchio