Può una piccola società di analisi britannica come Cambridge Analytica (CA) affossare un colosso come Facebook, social network con un giro di affari annuale di oltre 70 miliardi di dollari e più di 2 miliardi di utenti attivi al mese? Per ora, lo scandalo alimentato dall’ accesso non autorizzato a 50 milioni di account da parte di CA sta facendo passare un brutto quarto d’ora alla creatura di Mark Zuckerberg e soci, e nel prossimo futuro le cose non potranno far altro che peggiorare.
In molti si sono detti “arrabbiati” per la scoperta della reale natura del business di Facebook, vale a dire la vendita dei dati degli utenti a soggetti di terze parti e ai network pubblicitari: Lauren Price, un utente del Maryland, sostiene di aver sperimentato in prima persona la campagna di advertising a tema politico scaturita dal lavorìo di CA con il team di Donald Trump nel 2016, e ora vuole fare causa al social network . Un’altra iniziativa legale la sta portando avanti Fan Yuan, azionista di Facebook che si considera frodato per le comunicazioni non veritiere che stanno ora portando al calo del titolo in borsa.
Le performance azionarie di Facebook non possono che essere descritte come un vero e proprio tracollo, visto che negli ultimi 10 giorni il titolo ha perso qualcosa come 100 miliardi di dollari di valore . E se gli utenti o gli azionisti sono arrabbiati le aziende che fanno pubblicità non hanno reagito meglio, con Mozilla che ha comunicato la “sospensione” delle sue campagne pubblicitarie seguita dal rivenditore di ricambi per auto Pep Boys, il colosso bancario tedesco Commerzbank e altri ancora.
In rete è nato il movimento #DeleteFacebook per invogliare utenti e aziende a cancellare la propria presenza sul social network in disgrazia, un’iniziativa appoggiata dal co-fondatore di WhatsApp Brian Acton che tra l’altro ha portato persino Elon Musk a eliminare le pagine di SpaceX e Tesla. Musk ha cancellato milioni di “follower” e commenti accumulati nel tempo senza battere ciglio .
La maggioranza degli utenti – soprattutto negli USA – non si fida più di Facebook , mentre Facebook spende somme considerevoli dispensando messaggi pubblicitari in cui Zuckerberg chiede scusa e promette di fare il bravo in futuro. Un futuro che potrebbe però riservargli un’autentica mazzata economica, visto che la Federal Trade Commission (FTC) statunitense ha confermato l’apertura di un’indagine nella possibile violazione dell’accordo stretto tra le due entità nel 2011. Un’eventuale multa potrebbe valere miliardi di dollari , e non si parla certo di soldi virtuali.
E mentre Zuckerberg chiede scusa per lo scandalo CA, un altro potenziale guaio Facebook lo sperimenta con la scoperta, da parte degli utenti, delle abitudini di tracciamento della corporation sui telefonini Android: provando a cancellarsi dal social network, qualcuno si è trovato davanti a un archivio con l’ elenco particolareggiato delle chiamate e dei messaggi testuali scambiati negli anni. È una funzionalità attiva solo con il consenso “informato” del cliente e che serve a migliorare l’esperienza utente, si sono giustificati da Facebook .
Alfonso Maruccia