Facebook è sempre più impegnata con le autorità di controllo al di qua e al di là dell’Atlantico: gli attivisti europei e le organizzazioni non profit statunitensi chiamano alla sbarra il social network in blu per le sue politiche di gestione della privacy e dei dati degli utenti, per il (mancato) rispetto delle norme europee in materia e, dulcis in fundo, per il tracciamento degli “amici” tramite cookie permanenti.
Il fronte statunitense dell’attacco a Facebook si concretizza nella richiesta alla Federal Trade Commission dell’avvio di un indagine sul social network da parte di diverse organizzazioni che operano a favore dei diritti digitali (EPIC, Center for Digital Democracy and Consumer Action e altre), una richiesta che in 14 pagine tratteggia i pericoli derivanti dalla gestione poco attenta della privacy degli utenti e dei cookie permanenti – capaci di tracciare l’attività online dei netizen anche qualora questi avessero fatto il logout dal social network.
In Europa Facebook deve invece vedersela con gli attivisti di EUROPE versus FACEBOOK (EvF) e il Commissario Irlandese alla protezione dei dati: l’autorità europea è stata chiamata in causa dall’esposto del gruppo austriaco EvF perché la base delle operazioni europee di Facebook si trova proprio in quel di Dublino.
Gary Davis, responsabile della protezione dei dati irlandese, assicura che i controlli del suo ufficio “esamineranno la questione oggetto del reclamo (di EvF, ndr ) ma saranno anche più approfonditi nell’esaminare il rispetto più in generale della legge irlandese sul trattamento adeguato dei dati”. L’Irlanda si unirà dunque alle autorità europee (come la Germania) che hanno già messo sotto indagine Facebook per presunta violazione di privacy.
Alfonso Maruccia