Ad annunciarlo sono stati i vertici di Facebook, pressati da tempo dalle autorità irlandesi per i suggerimenti automatici nella feature di riconoscimento facciale su milioni di profili europei. Entro il prossimo 15 ottobre, la gigantesca piattaforma social disabiliterà gli strumenti del tagging basato sui volti , in seguito al turbinio di polemiche scatenatosi in vari paesi d’Europa.
Non si tratta di una resa da parte del social network di Menlo Park, intenzionato a ripristinare la feature una volta trovato un approccio migliore per informare gli utenti del Vecchio Continente . Garante nel governo di Dublino, l’ Irish Data Protection Commissioner (DPC) aveva riscontrato una pericolosa violazione della privacy nei meccanismi di riconoscimento dei volti (foto del profilo) per il suggerimento automatico dei tag per gli amici.
La sospensione della feature in blu ha certamente favorito i buoni voti ottenuti dalla stessa Facebook nell’ultimo report stilato dalla commissione irlandese. L’azienda californiana “non solo è conforme alla normativa europea sulla protezione dei dati, ma ha fatto di più rispetto ad alcune delle raccomandazioni iniziali”.
Il rapporto ha inoltre confermato che “agli utenti di Facebook viene dato il potere di controllare le proprie impostazioni con maggiore trasparenza, fornendo informazioni chiare sul periodo di conservazione dei dati personali e un accesso semplice e immediato ai propri dati”. La sospensione della feature per il riconoscimento dei volti social avrà valore per tutti gli utenti nei paesi comunitari.
Mentre si avvicina la definitiva pace con le autorità d’Europa – c’è ancora la grana in Germania sulla scrivania del commissario Johannes Caspar – Facebook offre ai suoi utenti la possibilità di eliminare intere cronologie di ricerca tra profili e pagine. In sostanza, i singoli account potranno controllare le informazioni presenti nella sezione dedicata alle attività .
Buone notizie per Facebook anche sul fronte statunitense, dove una corte d’appello federale ha approvato l’accordo da quasi 10 milioni di dollari per porre fine alla class action avviata per il contestato sistema pubblicitario basato sui beacon . Facebook dovrà devolvere la cifra pattuita a varie organizzazioni a tutela della privacy, dopo le attività di monitoraggio per rastrellare abitudini di consumo per i signori dell’ advertising globale.
Mauro Vecchio