Ci sono volute sei settimane e articoli in tutto il web perché gli admin di Facebook si accorgessero di quanto stava accadendo all’interno del loro network: una sollevazione popolare stava montando attorno e contro “Fuck Islam”, discutibile motto che dava il nome ad un gruppo visibile fino a pochi giorni fa sulle pagine della più celebre rete sociale.
La reazione dei navigatori era risuonata chiara e forte, grazie ad una petizione dal titolo “if “f**k Islam” is not shut down..we r quitting facebook” (se f**k Islam non viene chiuso..ce ne andiamo da facebook) che ha raccolto la bellezza di oltre 55mila sottoscrizioni e più di 12mila post.
Ma come sottolinea Jeff sulle pagine di NewsCloud : “Perché lasciare il marchio di Facebook in balìa di questi gruppi?”. Restano infatti in piedi molte altre organizzazioni come ” I hate Iraqis “, ” Fuck Christians…Jews…and all other religions that degrade Islam… ” o ” Fuck old people “: e se in alcuni casi, come in quello del gruppo contro gli anziani, si tratta soltanto di una discutibile trovata goliardica (per altro energicamente criticata con commenti decisamente aggressivi), in altri si respira un’aria decisamente razzista che rischia secondo gli osservatori persino di compromettere la fiducia degli investitori nell’azienda (vedi in calce l’immagine della pagina Starbucks fa schifo ).
Tollerando l’esistenza di questi gruppi, continua Jeff, Facebook si espone al rischio di ritorsione da parte di chi garantisce i suoi guadagni : gli inserzionisti pubblicitari. Non molti marchi statunitensi sembrano ansiosi di far apparire il proprio nome e il proprio logo e di investire la propria immagine in una pagina di un gruppo dal poco patriottico nome ” Fuck the Troops “, o al decisamente antisemita ” fuck Israel & Jewish “: quest’ultimo ha anche un campionario di immagini in archivio. E sebbene esistano altri gruppi che si oppongono ai precedenti, sei settimane di tempo per accorgersi che qualcosa non va in un nome sembrano davvero troppe .
Sottolinea Jeff: “Facebook si è data l’immagine della parte amabile del mondo del social network, senza lo spam, il porno e i problemi di matrice sessuale di MySpace . Perché lasciare il vostro marchio esposto a questo tipo di intolleranza?”. Un comune filtro su alcune parole potrebbe prevenire un certo tipo di situazioni, e “come membro di Facebook, preferirei vedere l’azienda opporsi chiaramente a questo tipo di materiale e porre maggiori risorse nel toglierlo di mezzo in un tempo ragionevole”.
La blogosfera è tutta con lui : sono in parecchi a porsi il problema dell’ odio religioso e di quello razziale , o che riportano esempi di commenti preoccupanti sulle pagine di Facebook. L’azienda, dal canto suo, per il momento sembra più interessata a promuovere le nuove funzionalità di ricerca ed alzare il prezzo di una eventuale vendita: al momento della scrittura di questo articolo, nessun comunicato ufficiale è stato diffuso sulla vicenda .
Luca Annunziata