Meta ha introdotto un abbonamento su Facebook e Instagram per aggirare l’obbligo di chiedere agli utenti europei il consenso esplicito all’uso dei dati per le inserzioni comportamentali. L’organizzazione noyb, guidata dal noto avvocato Max Schrems, ha presentato una denuncia contro l’azienda di Menlo Park, in quanto non rispetta il GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati).
Meta cerca di aggirare la legge sulla privacy
La Corte di Giustizia dell’Unione europea (CGUE) ha considerato illegali le due modalità scelte da Meta per la raccolta dei dati da utilizzare per le inserzioni comportamentali (necessità contrattuale e legittimo interesse). L’unica opzione valida è il consenso esplicito degli utenti.
Meta ritiene che la scelta tra abbonamento senza pubblicità e gratis con pubblicità sia equivalente al consenso esplicito. In realtà, la CGUE ha scritto che il costo di un eventuale abbonamento deve essere necessario e appropriato. In base al GDPR, il consenso al tracciamento online e alle inserzioni personalizzate è valido solo se “dato liberamente”.
Secondo noyb, la scelta implementata da Meta non è libera, ma è solo una tassa sulla privacy. Il costo dell’abbonamento è fino a 12,99 euro/mese, al quale si aggiungeranno dal 1 marzo 2024 altri 8 euro/mese per un account collegato, quindi il costo annuale sarà fino a 251,88 euro. La cifra raddoppia se l’utente possiede due account anche su Instagram.
L’azienda di Menlo Park ottiene entrate di circa 62,88 euro/anno per utente, quindi il costo dell’abbonamento è sproporzionato. Quasi nessuno sottoscriverà l’abbonamento, quindi Meta continuerà a tracciare gli utenti. In pratica il costo elevato rappresenta di fatto un trucco per aggirare la legge sulla privacy.
La decisione dell’azienda di Menlo Park potrebbe innescare un effetto domino. TikTok ha già avviato i test per un abbonamento che elimina la pubblicità. L’organizzazione invita pertanto il garante della privacy austriaco ad avviare un procedimento urgente per bloccare questa pratica illegale, suggerendo l’imposizione di una multa per evitare che altre aziende seguano l’esempio di Meta.