In attesa di formulare delle nuove regole collaborando con i netizen, Facebook sceglie di temperare i fervori di utenti furenti tornando alle vecchie condizioni di utilizzo del servizio. Anche se non cambierà la realtà di fatto: messaggi e contenuti continueranno a rimbalzare di profilo in profilo e Facebook dovrà continuare a ritagliarsi il diritto di gestire i contenuti prodotti da netizen che hanno abbandonato la piattaforma.
Gli utenti erano in fermento, indispettiti dal fatto che Facebook si arrogasse il diritto di appropriarsi per sempre della loro vita digitale; si erano mosse le associazioni a tutela dei diritti dei cittadini: Electronic Privacy Information Center ( EPIC ) si era detta pronta a rivolgersi alla Federal Trade Commission per invocare il ripristino dei precedenti, rassicuranti ToS. Poche ore dopo le spiegazioni che hanno accompagnato l’inatteso cambio dei terms of service avvenuto il 4 febbraio, Mark Zuckerberg, a capo del social network, è tornato sui propri passi .
Le condizioni d’uso non stabiliscono più che l’utente che abbia rimosso il proprio profilo debba continuare a garantire a Facebook il diritto di sfruttamento del materiale che nel corso della sua vita di rete ha condiviso con gli altri utenti. Di nuovo, è previsto che “tu puoi rimuovere i tuoi contenuti dal sito in ogni momento. Se scegli di rimuovere i tuoi contenuti la licenza che hai assicurato a Facebook decade automaticamente, in ogni caso riconosci all’azienda la possibilità di conservare delle copie archiviate dei tuoi contenuti”.
La possibilità di rimuovere i contenuti è assicurata all’utente, si spiega nelle condizioni di utilizzo del servizio, ad eccezione che per le copie “tecniche” che permettono a Facebook di continuare a garantire il servizio agli altri utenti, che in precedenza avevano scambiato tali contenuti con chi ha deciso di rimuoverli. Lo aveva sottolineato Zuckerberg sul blog ufficiale del servizio: nessun servizio può garantire la rimozione totale dei contenuti prodotti dall’utente se l’utente stesso ha distribuito contenuti, li ha messi a disposizione di altri netizen, che a loro volta avrebbero potuto disseminarli nella rete sociale di nodo in nodo, in maniera virale.
Facebook, oltre a precisare che si limiterà a conservare queste copie strutturali scaturite dal meccanismo che anima i social network, rassicura coloro che temevano il golpe e l’appropriazione da parte di Facebook di tutti i diritti sui contenuti pubblicati dagli utenti. L’azienda torna a chiarire che “non rivendica alcuna proprietà sui tuoi contenuti” e che “tu mantieni la piena proprietà di tutti i tuoi contenuti e tutti i diritti di proprietà intellettuale”, torna ad uniformarsi alle politiche messe in campo dagli altri servizi che offrono agli utenti visibilità e strumenti per intessere relazioni.
Zuckerberg spiega che Facebook ha sondato l’umore degli utenti, rilevando che solo una minima parte di coloro che hanno raccolto l’invito a rispondere ha dichiarato di non voler tornare alla precedente formulazione dei TOS. Per questo motivo si è scelto di fare un passo indietro. Ma le attuali condizioni d’uso saranno solo transitorie . Zuckerberg riconosce che “gran parte del linguaggio con cui sono composte le condizioni di utilizzo è eccessivamente formale e rigido e abbiamo in programma di non lasciarlo lì a lungo”. È probabile che Facebook si doti presto di un contratto con gli utenti redatto in maniera accessibile , più uniforme a quelli con cui si propongono ai netizen altri servizi: per farlo, Zuckerberg chiede ai cittadini della rete di partecipare alla composizione delle regole che governeranno la comunità, per assicurarsi che “riflettano i principi e i valori delle persone che utilizzano il servizio”. È stato istituito un gruppo in cui convergeranno spunti e suggerimenti sulla base dei quali stilare un Facebook Bill of Rights and Responsibilities , nel quale si possano conciliare le istanze degli utenti con delle regole che inevitabilmente devono saper aderire alle strutture sociali mediate dalla tecnologia.
Gaia Bottà