Al segnale sarebbe dovuta scattare la grande fuga. Ventiquattro ore di tempo per lasciare la piattaforma social più contestata, per protestare nei confronti di quel sito in blu così insensibile alla privacy dei suoi più di 400 milioni di utenti. Un esodo di massa annunciato, trasformatosi allo scadere del tempo utile in una più semplice gita di gruppo al di fuori delle porte online di Facebook.
Sono stati infatti poco più di 30mila gli utenti che hanno alla fine deciso di compiere il più insano dei gesti da vita digitale, uccidendo i propri account per eventualmente trovare una nuova casa in formato elettronico. A detta loro una casa più accogliente, più attenta alle delicate esigenze della privacy.
“Facebook fornisce delle scelte su come gestire i vostri dati personali, ma non si tratta di scelte eque – avevano spiegato gli organizzatori della giornata Quit Facebook Day – Dal nostro punto di vista il lavoro svolto dal sito non è valido sia per quanto concerne le scelte a favore dell’utente, sia per quanto riguarda le intenzioni a monte”.
Un sito web era stato lanciato , su iniziativa dei due canadesi Joseph Dee e Matthew Milan, fortemente preoccupati per il modo in cui il sito di Mark Zuckerberg aveva fin lì gestito la privacy di circa 15 milioni di iscritti dal paese degli aceri. Secondo i due creatori di QuitFacebookDay.com , il social network non rappresenterebbe affatto il positivo futuro di tutto il web, almeno non in base alle attuali direzioni intraprese.
Un appello all’esodo a cui hanno risposto in pochi. Come notato da alcune fonti, la cifra raggiunta dal contatore presente sul sito rappresenterebbe una fetta che va dallo 0,005 allo 0,007 per cento dell’intera popolazione in blu . Che potrebbe presto giungere all’agognato traguardo dei 500 milioni di utenti iscritti.
“Non voglio lasciare Facebook. È il migliore”. “Non lascerò Facebook oggi”. “Non lo farò, ma si tratta di una buona iniziativa”. “Se non volete problemi di privacy non vi iscrivete e non rompete”. Questi alcuni dei messaggi apparsi online, alcuni direttamente sul sito relativo all’iniziativa. Dichiarazioni che non sembrano dimostrare una particolare voglia di partecipare ad un esodo, pur animato da intenzioni di principio.
D’altronde, una ricerca del Consumer Reports National Research Center aveva già sottolineato come la maggior parte degli utenti iscritti al sito in blu avesse tranquillamente caricato online dati personali come indirizzi fisici, datori di lavoro, nomi completi e così via. In un sondaggio pubblicato nel Belpaese, il 51 per cento degli utenti ha risposto con un secco no alla domanda “abbandonerai Facebook il 31 maggio, disattivando o cancellando il tuo account?”.
Dunque, Zuckerberg potrà dormire sogni tranquilli, dal momento che non c’è stata alcuna emorragia di profili. Ciò non toglie che la questione privacy rimanga una patata bollente nelle sue mani. La Commissione Giudiziaria al Senato statunitense ha infatti fatto pervenire al CEO di Facebook una lettera , in cui gli è stato espressamente chiesto di fornire alle autorità alcune spiegazioni. Quella cruciale riguardante la consegna verso terze parti di informazioni relative agli utenti, ovviamente senza il consenso esplicito di quest’ultimi.
Mauro Vecchio