Si conclude con scarsi risultati la votazione mondiale messa in atto da Facebook per conoscere il parere degli utenti sulle proposte di modifica della Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità (DDR) e della Normativa nell’utilizzo dei dati. In sostanza, il voto riguardava la modifica della policy relative alla privacy del social network.
Dei 901 milioni di utenti di Facebook, hanno preso parte al voto solo 342.632 persone , vale a dire lo 0,038 per cento degli utenti totali. Un numero “piuttosto deludente”, come è stato definito dalla portavoce del social network Jame Schopflin, e inoltre di gran lunga distante da quei 270 milioni di voti necessari per raggiungere il quorum. Non avendo tagliato tale traguardo, la creatura di Zuckerberg considererà il risultato finale del “referendum” puramente consultivo e non vincolante.
In base all’analisi dei (pochi) dati raccolti si evidenzia che una grande maggioranza dei votanti (297.883) si è dichiarata contraria a modificare la DDR a la Normativa sull’utilizzo dei dati. Non si esclude che il social network possa comunque ignorare i risultati della votazione.
“Nonostante i nostri sforzi sostanziali volti a diffondere il messaggio, il numero delle persone che hanno partecipato al voto rappresenta una percentuale decisamente ridotta e non rappresentativa della nostra comunità di utenti – ha affermato il dirigente di Facebook Elliot Schrage – Abbiamo fatto tutto il possibile per rendere il voto semplice ed accessibile, ad esempio traducendo i documenti e l’applicazione di voto in alcune delle lingue più diffuse al mondo e pubblicizzando ampiamente il voto tramite notizie rivolte agli utenti, nonché pubblicità visualizzate sul sito Web tradizionale e su quello mobile. Il nostro processo di commento e voto sulle normative è stato inoltre coperto in modo insistente dai media”.
Al contrario, molti utenti si sono lamentati della scarsa visibilità che Facebook avrebbe dato alla consultazione, che se da una parte non era esattamente occultata, dall’altra, a parere degli utenti, non sarebbe stata chiaramente messa in luce. Il social network, questa l’accusa, avrebbe di proposito tenuto in sordina il referendum per accusare poi gli iscritti di essere poco interessati alle regole della privacy.
Gli studenti irlandesi che avevano formato il gruppo “Europa versus Facebook”, e che per primi avevano denunciato l’inadeguatezza delle politiche sulla privacy seguite dal social network, si sono lamentati della difficoltà incontrata per trovare il link che portava al voto. Il problema, a loro dire, non riguarda lo scarso interesse degli utenti, ma la mancata pubblicizzazione del voto . “Per noi questo modo di intendere la democrazia è più cinese che statunitense” ha affermato il gruppo in una dichiarazione . “Europa versus Facebook” ha, inoltre, definito la votazione una “farsa” e ha accusato Zuckerberg di aver volontariamente nascosto il seggio elettorale.
In effetti Facebook avrebbe potuto fare di più , come mandare messaggi di posta elettronica agli iscritti oppure mettere sul sito un annuncio ben visibile della votazione in corso. Dal canto suo, il social network pare aver percepito quantomeno un errore nel processo di voto e promette: “Abbiamo in programma di rivedere il processo, al fine di determinare come ottimizzare la capacità di coinvolgere e stimolare la partecipazione degli utenti nella gestione del sito in futuro”.
Gabriella Tesoro