Facebook, la trimestrale che fa parlare di bolla

Facebook, la trimestrale che fa parlare di bolla

Numeri non troppo male, ma che contribuiscono a spegnere gli entusiasmi e a guardare al futuro dell'azienda blu con meno ottimismo dal punto di vista finanziario
Numeri non troppo male, ma che contribuiscono a spegnere gli entusiasmi e a guardare al futuro dell'azienda blu con meno ottimismo dal punto di vista finanziario

Facebook ha rilasciato i risultati finanziari dell’ultima trimestrale, molto attesi dal momento che seguono il suo esordio in Borsa e sono i suoi primi come azienda pubblica.
In estrema sintesi Facebook continua si a crescere, guadagnando sul momento 12 centesimi ad azione e salendo da un fatturato di 885 milioni a 1,18 miliardi di dollari , ma lo fa con un ritmo che non sembra bastare alla Borsa, nonostante abbia superato le aspettative degli investitori le cui stime si fermavano a 1,15 miliardi di dollari.

Non bastano, insomma, il miliardo di contenuti condivisi ogni giorno via Open Graph, o i 543 milioni di utenti mobile attivi. Come non basta una crescita mensile degli utenti globali del 29 per cento rispetto all’anno scorso, fino a quota 955 milioni : la crescita, però, potrebbe non avere quei ritmi necessari a reggere la pressione di un’azienda pubblica e della finanza globale che chiede sempre di più.

Il problema, insomma, è legato all’entusiasmo e alle aspettative che hanno caratterizzato l’esordio in Borsa e che mal si conciliano con un profitto che risulta, a causa di compensazioni conseguenti all’IPO e alle tasse (senza le quali avrebbe un profitto netto di 295 milioni di dollari), in perdita di 157 milioni di dollari e che ha portato le azioni sotto più del 25 per cento il prezzo originale.
Dopo un esordio travagliato dai problemi del sistema informatico di Nasdaq e da una domanda che non ha pareggiato l’entusiasmo atteso, le azioni di Facebook hanno d’altronde iniziato a perdere quota, portando ora anche Mark Zuckerberg a registrare una perdita non trascurabile del suo patrimonio azionario.

Il problema sembra d’altronde essere strutturale: allo stesso modo le azioni di Zynga, azienda legata a doppio filo con Facebook, sono calate del 37 per cento, e Groupon, dopo aver esordito con un’IPO da 20 dollari, ha chiuso ora a 6,30 dollari.
Si tratta, insomma, di indizi che non fanno una prova, ma che delineano la paura di una nuova bolla finanziaria come quella che ha caratterizzato l’esordio in Borsa delle prime realtà legate alla Rete.

Oltre al perdurante problema di massimizzazione della remunerazione del traffico generato, tentativo che ora Facebook sta portando avanti con l’advertising mirato e le storie sponsorizzate che al momento raccolgono 1 milione di dollari al giorno, per Facebook sembrano due le principali sfide competitive che possono minacciare la sua crescita futura: la saturazione, o comunque il rallentamento della crescita del mercato statunitense che rimane uno dei più importanti anche se con numeri assoluti inferiori ai paesi europei messi insieme, e la concorrenza sul fronte mobile.

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Su quest’ultimo, d’altronde, gli utenti si dimostrano molto più attivi e l’applicazione di Facebook rimane la più usata su ogni piattaforma, ma manca ancora un sistema mobile di pagamento (ed è dunque al momento impossibile acquistare beni virtuali dal mobile), deve ancora diventare operativa l’integrazione con Instagram e nelle ultime dichiarazioni Mark Zuckerberg sembra anche aver respinto al mittente l’ipotesi di uno smartphone targato Facebook, che – dice – “non avrebbe avuto alcun senso”.

Insomma, Facebook continua a crescere, ma non con quelle certezze che aveva prima, né con una prospettiva certe sul fronte mobile, per il quale si sono attrezzati anche numerosi concorrenti diretti.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
27 lug 2012
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