Facebook sta seguendo una nuova strada per rivendicare per sé le variazioni collegate al suo nome e in particolare l’utilizzo del suffisso “book” nei nomi di siti .
Dopo aver tentato la strada delle denunce per violazione di proprietà intellettuale, con cui ha già colpito diversi marchi assonanti, ora tenta la via della rivendicazione attraverso una modifica apportata al contratto di licenza fatto sottoscrivere ai propri utenti al momento dell’iscrizione sulla sua piattaforma .
Nella nuova versione della “dichiarazione sui diritti e le responsabilità” che presto entrerà in vigore, alla frase “È vietato l’uso dei nostri copyright o marchi registrati (inclusi Facebook, il logo Facebook e F, FB, Face, Poke, Wall e 32665), o di simboli simili che possono indurre a confondersi, senza il nostro previo consenso scritto”, nella lista di parole proibite è stata aggiunta anche “book”.
Facebook sta cercando di avanzare pretese sui nomi associati al suo marchio registrato, cioè su altri marchi non registrati: d’altronde il valore di un marchio non deriva dalla sua registrazione, ma dall’uso. Nel caso specifico, secondo il social network, gli utilizzi degli affissi “face” e “book” trarrebbero valore dall’associazione con il suo nome e dalla diffusione dello stesso.
Facebook, nel frattempo, ha chiesto all’Ufficio marchi e brevetti statunitense la concessione di diritti su diversi marchi oltre a Facebook e “FB”, tra cui “F,” “Face”, “F8”, “Facebook Developer Garage”, “Wall”, “Facepile”, “Nextstop.com”, “Facebook for good”, “Friendfeed”, “Facebook Insights”, “Facebook Pages” e addirittura il numero “0” seguito da un punto, che fa riferimento al suo nuovo indirizzo 0.facebook.com , destinato ad offrire una serie di servizi basati sull’utilizzo degli SMS agli utenti mobile senza abbonamenti per il traffico dati.
A difesa dei suoi marchi e delle parole di cui cerca la rivendicazione, Facebook ha dimostrato di non aver problemi ad agire in tribunale, denunciando diversi siti colpevoli – a suo avviso – di aver impiegato indebitamente i suffissi “face” e “book”: mentre il primo è riuscito alla fine ad essere registrato , le denunce contro nomi assonanti come Shagbook hanno creato qualche grattacapo in più, tanto che la domanda di registrazione del marchio “book” presso l’Ufficio marchio e brevetti europeo risulta al momento contestata per il pericolo di confusione con il termine generico “libro”.
Con l’estensione della protezione sul nome attraverso la licenza d’uso di Facebook, di fatto, il sito in blu tenta ora di ottenere almeno una parziale protezione utile in caso di impiego del termine da parte di un utente registrato che, in quanto tale, ha sulla carta accettato il contratto privato con cui si impegna a non utilizzare i termini elencati e, nello specifico, ora anche “Book”.
Claudio Tamburrino