Il martello legale sugli azionisti di Facebook, sconfitti in aula dopo aver denunciato il sito in blu per la comunicazione che aveva accompagnato la sua Initial Public Offering (IPO) alla metà dello scorso maggio. Il giudice distrettuale Robert W. Sweet ha infatti liberato i vertici dell’azienda californiana dalle grinfie dei suoi stessi shareholder , che sarebbero stati ripetutamente informati della possibilità concreta di non monetizzare la prevista espansione sulle varie piattaforme mobile.
In caduta libera dal lancio sul mercato pubblico, il valore azionario di Facebook aveva preoccupato non poco gli investitori, pronti ad accusare il CEO Mark Zuckerberg di aver venduto pacchetti per miliardi di dollari nonostante alcune previsioni interne suggerissero un calo imminente nel fatturato. L’azienda di Menlo Park avrebbe ingannato i suoi shareholder , evitando di pubblicare i dati relativi ai rischi nel settore advertising con la migrazione delle masse di utenti verso i gadget mobile.
Nella decisione del giudice di New York, gli azionisti William Cole, Hal Hubuschman e Linda Levy avrebbero acquistato le loro quote nel giorno stesso della IPO in blu . In altre parole non possono accusare Facebook di comunicazione ingannevole, dal momento che i responsabili del sito – tra cui il citato COO Sheryl Sandberg – avevano adeguatamente informato gli azionisti della possibilità di non trarre profitti dallo spostamento delle attività di business pubblicitario verso il mobile .
“Oggi non c’è dubbio che Facebook è diventata un’azienda mobile”, aveva assicurato Mark Zuckerberg al rilascio degli ultimi dati trimestrali. Alla fine del 2012, la piattaforma social aveva riportato un utile netto di soli 64 milioni di dollari, in sensibile discesa dai 302 milioni alla fine dell’ultimo trimestre 2011 . Secondo il giudice Sweet, gli azionisti in blu non sono riusciti a provare una decisiva alterazione del mercato con i presunti documenti ingannevoli diramati dal social network californiano.
Mauro Vecchio