Tra privacy e pubblicità online, un rapporto spesso delicato. Giganti della nuova condivisione social, Facebook e Twitter sfruttano certe informazioni personali degli utenti per far gola ai potenti signori dell’ advertising digitale. Il sito di Mark Zuckerberg è finito a più riprese nel mirino degli attivisti, accusato di trattamento indebito dei dati appartenenti a milioni di profili in blu.
Recentemente inserita nel Power Editor di Facebook – strumento sfruttato dagli inserzionisti per la creazione di pubblicità social – una nuova feature ha catturato l’attenzione di alcuni utenti e dunque di numerose testate specializzate. In sostanza, la piattaforma di Menlo Park vuole facilitare la creazione di messaggi pubblicitari su misura, basati su determinate informazioni degli utenti .
Dagli indirizzi di posta elettronica ai numeri di telefono, ma anche i cosiddetti ID degli stessi utenti in blu . I signori dell’ advertising avrebbero accesso alle informazioni per cucire messaggi social sul social network da quasi 1 miliardo di amici. E cosa resta della tutela della privacy? I responsabili del sito hanno subito chiarito con la redazione di TechCrunch .
I dati a disposizione delle aziende (esempio, una catena di librerie) sono quelli già forniti dai clienti (con le tessere fedeltà o per accedere a sconti promozionali). Le informazioni sono già nelle mani degli inserzionisti, non condivise da Facebook con terze parti e dunque non attinte senza un esplicito consenso da parte dei profili. La feature di Power Tool non sarà altro che uno strumento in più per i pubblicitari.
Il confezionamento su misura di messaggi mirati viene sperimentato contemporaneamente dalla piattaforma cinguettante Twitter, che vorrebbe inviare tweet pubblicitari in base agli interessi degli account . Nessuna violazione della privacy, solo uno studio dei vari micropost – e ovviamente di follower e following – per capire le aree tematiche di interesse di un determinato profilo.
Mauro Vecchio