Facebook, a pochi giorni dalla precedente promessa di intervento sulle sue policy in materia di pseudonimi, annuncia una possibile nuova modifica: stavolta per affrontare in maniera diversa la questione delicata delle sperimentazioni sociologiche sui propri utenti.
A luglio Facebook era stata trascinata nella polemica dal gruppo statunitense che opera in difesa della privacy Electronic Privacy Information Center ( EPIC ) che l’aveva denunciata presso la Federal Trade Commission (FTC) per lo studio condotto all’inizio del 2012 con lo scopo di verificare la possibile influenza emotiva degli status sui social network .
EPIC lamentava il fatto che i circa 700mila utenti coinvolti non fossero stati affatto informati della manipolazione e che nella licenza d’uso di Facebook fosse stata introdotta solo in un momento successivo la possibilità di utilizzare i dati dei propri utenti per fini di ricerca interna .
Ora Facebook torna sull’argomento sia scusandosi per quell’esperimento sia spiegando come in futuro effettuerà ricerche in maniera diversa .
A parlare direttamente dell’episodio che ha portato alla denuncia di EPIC è il CTO di Facebook Mike Schroepfer: le cose – dice – sarebbero dovute essere fatte diversamente. “In particolare avremmo dovuto pensare a come arrivare al medesimo risultato senza bisogno di condurre un esperimento – ammette – avremmo potuto coinvolgere un gruppo meglio strutturato di studiosi e avremmo potuto comunicare il tutto in maniera più chiara”.
Da queste considerazioni scaturiscono i buoni propositi: “Vogliamo – dice ancora Schroepfer – condurre la ricerca in una maniera che rispecchi la fiducia che tutti i giorni gli utenti concedono a Facebook”.
Per questo il social network annuncia una serie di modifiche che dovrebbero essere adottate per quanto riguarda le linee guida adottate dei suoi studiosi, il sistema di controllo del dipartimento di ricerca, la gestione dei risultati così ottenuti e la pubblicazione degli studi effettuati.
Claudio Tamburrino