Facebook, nuovi termini di servizio contro privacy

Facebook, nuovi termini di servizio contro privacy

Il social network "trasporta" la stragrande maggioranza dei suoi utenti in California, dove le norme legali dovrebbero mettere al riparo la corporation da possibili problemi? E la difesa della privacy come da GDPR? Si, forse, ma anche no.
Il social network "trasporta" la stragrande maggioranza dei suoi utenti in California, dove le norme legali dovrebbero mettere al riparo la corporation da possibili problemi? E la difesa della privacy come da GDPR? Si, forse, ma anche no.

Facebook ha in questi giorni modificato i termini di servizio per gli utenti del social network, spostando di fatto la competenza legale delle eventuali lamentele – o cause – dall’Irlanda alla California. Si tratta di fatto di un’iniziativa volta a salvaguardare gli interessi del business piuttosto che il diritto alla privacy dell’utenza, anche se la corporation non la vede affatto in questi termini.

In seguito al disastro (di PR e non solo) scaturito dallo scandalo Cambridge Analytica (CA), Facebook aveva promesso di estendere le nuove, stringenti regole in difesa della riservatezza imposte dal regime europeo del GDPR, ma il passaggio delle competenze legali da “Facebook Ireland Limited in Dublin” a “Facebook Inc.” coinvolge 1,5 miliardi di utenti (il 70% del totale) sparsi in Africa, Asia, Australia e Sudamerica.

Facebook vuole insomma minimizzare i possibili danni legali scaturiti da una norma come GDPR per una corporation che è abituata a trattare i dati degli utenti con scarsa considerazione – vedi scandalo CA di cui sopra – inibendo tra l’altro le possibilità di accesso alle informazioni e alle pratiche di schedatura previste per gli utenti dalle nuove norme comunitarie.

Dal punto di vista di Facebook, i nuovi termini di servizio non rappresentano affatto una riduzione del diritto alla privacy: i “controllo e le protezioni” offerte agli utenti sui loro dati continueranno a essere le stesse in tutto il mondo, sostiene la corporation, ovviamente con la “piccola” eccezione dei contenziosi legali gestiti direttamente dagli States. Nulla cambierà, infine, per gli utenti europei: il GDPR dovrà essere rispettato in pieno.

Facebook gioca su più fronti con i dati degli utenti, passando dalle esigenze del business alla “difesa” della privacy con una libertà che continua a far discutere. Anche il riconoscimento facciale è della partita, con il social network che in questi giorni sta provando a rastrellare il consenso (esplicito) degli utenti europei e canadesi evidenziando i presunti vantaggi di sicurezza derivanti dalla funzionalità. Una raccolta di massa di tratti somatici e dati biometrici su cui esercitare la dovuta cautela .

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Pubblicato il
26 apr 2018
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